PROCESSI E INTERCETTAZIONI: nuove regole in vigore tra 7 mesi. Timori di bavaglio all’informazione

Il Consiglio dei ministri (a Camere sciolte) ha dato il via libera definitivo a una riforma in materia di giustizia che ha provocato non poche reazioni negative, soprattutto per l’uso delle intercettazioni. Le nuove regole entreranno in vigore sei mesi dopo la loro pubblicazione, prevista per gennaio: quindi a luglio. Una di queste norme – quella che sancisce il diritto dei giornalisti ad avere copia dell’ordinanza di custodia cautelare, una volta resa nota alle parti – sarà invece efficace più tardi: un anno dopo la pubblicazione, quindi all’inizio del 2019.

E vediamo quali sono le prime reazioni.

Il ministro Orlando-  “Avremo un Paese che utilizza le intercettazioni per contrastare la criminalità e non per alimentare i pettegolezzi o distruggere la reputazione di qualcuno”, ha affermato, al termine del Consiglio dei ministri, il titolare della Giustizia, Andrea Orlando, sottolineando come il provvedimento, “senza restringere, ma anzi autorizzando ad intercettare in un modo più agevole, impone una serie di vincoli e divieti che impediscono di usarle come strumento di diffusione di notizie improprie”.

Riferendosi alla reazione dell’Associazione nazionale magistrati sull’eccessivo potere dato alla polizia giudiziaria replica così: “Mi pare onestamente una preoccupazione non fondata, anche perché il testo è cambiato nel senso auspicato dall’Anm anche se non esattamente come richiedeva. C’è un’interlocuzione tra pm e polizia giudiziaria per cui alla fine è sempre il pm ad essere il dominus” dell’indagine, sottolinea Orlando. La possibilità da parte dei giornalisti di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare “è stata inserita nel decreto anche se è differita di qualche mese rispetto all’entrata in vigore” del provvedimento “per un semplice motivo: al governo in carica competerà verificare se ci sarà effettivamente un’evoluzione delle ordinanze. Noi pensiamo a delle ordinanze che non siano più il copia-incolla di oggi, come spesso avviene. Se questo avverrà e la prassi del copia incolla viene superata mi sembra ragionevole che si possa arrivare alla loro pubblicazione. Se questo non avverrà il governo a quella data valuterà come precedere.

Di Maio (M5s): “E’ un decreto salvapolitici”  – Il decreto sulle intercettazioni “è un modo per salvare una classe politica dai vari processi. Non c’era riuscito Berlusconi, c’è riuscito il centrosinistra facendo un favore a Berlusconi. Quindi, chi vota Pd o Forza Italia vota la stessa cosa, la stessa idea di Paese”: così ha detto a Mantova il candidato premier dei Cinque Stelle Luigi Di Maio a margine di un sopralluogo al cantiere nell’ex piazzale Mondadori abbandonato da quattro anni nel cuore della città.

Anm: Troppo potere alla polizia giudiziaria – “Non una bocciatura, ma nemmeno una condivisione entusiastica”. Eugenio Albamonte sintetizza così il giudizio dell’Associazione nazionale magistrati, di cui è presidente, perchè, spiega, “aver acceso una riflessione molto attenta su intercettazioni e privacy è un passo avanti culturalmente importante che condividiamo. Ma dal punto di vista delle modalità operative si poteva fare meglio, qualche ombra è rimasta”. Su quale sia il “punto di caduta più negativo della riforma” Albamonte non ha dubbi: è “lo strapotere della polizia giudiziaria nella selezione delle intercettazioni”. La norma prevede che quelle giudicate irrilevanti non vengano trascritte ma sia indicato nel verbale soltanto il tempo di registrazione e l’utenza intercettata. Così però, “senza che venga indicato un minimo di contenuto dell’intercettazione ritenuta irrilevante, diventa impossibile un vero controllo da parte del pm”.

Avvocati penalisti: “La difesa diventa impossibile”  – “E’ una riforma che non possiamo considerare positiva perchè per tutelare privacy e riservatezza si è scelto di limitare fortemente il diritto di difesa. Il che crea danni significativi a chi si trova coinvolto il vicende giudiziarie. Già oggi difendere è complicato. Un domani diventerà pressoché impossibile, tanto meno nella fase cautelare”: questo il giudizio dell’Unione delle camere penali sulla nuova legge. “Per fare una buona riforma in materia penale ci vuole coraggio, ma questo coraggio non c’è stato”, commenta  Rinaldo Romanelli, componente della giunta dell’Upci. E a cambiare il punto di vista critico dei penalisti non sono bastate le ultime modifiche introdotte: cioè aver innalzato da 5 a 10 giorni il termine attribuito ai difensori per esaminare il materiale intercettato (con una proroga sino a 30 giorni se la documentazione è molto ampia e complessa); e avere vietato, fermo restando il divieto di intercettare i colloqui tra assistito e avvocato, la verbalizzazione di quelle conversazioni occasionalmente captate.

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