POLVERE DI STALLE/ Se l’ennesima sortita televisiva in stile “renziano” del Dibba provoca la reazione di Grillo

di ENNIO SIMEONE – Ormai i talk show televisivi italiani (salvo qualche rara eccezione) sono diventati dei frullatori di pettegolezzi nelle mani di pseudo conduttori il cui unico obiettivo è la conquista di una citazione nei telegiornali, sui siti web, o sui giornali. Un obiettivo perseguito con cinico disprezzo della corretta informazione, come fa con scomposte e arroganti sceneggiate nell’arena de La7 Massimo Giletti,  o che consiste nell’ospitare sguaiati urlatori alla Sgarbi, furibonde catastrofiste alla Meloni, contaballe all’ingrosso alla Salvini, o demagoghi di terz’ordine come Alessandro Di Battista (detto Dibba). Quest’ultimo è la risorsa a cui si ricorre quando si vuole creare una dose in più di scompiglio tra i Cinquestelle, ma avendo come obiettivo recondito quello di colpire Giuseppe Conte, colpevole di non essere un politico incallito e, perciò, di aver scompaginato le regole del gioco.

La specialista n.1 della materia (ma senza offesa per i suoi colleghi) rimane comunque Lucia Annunziata. La quale – passata quest’anno, purtroppo, da «In mezz’ora» a «In mezz’ora in più» su Rai 3, con sguardo indagatore immutabilmente arcigno per il doppio del tempo a disposizione – nella sua forse ultima esibizione della stagione ha scelto come oggetto delle sue insinuanti domande l’interlocutore più adatto alle sue mire: Alessandro Di Battista, l’agitatore a mezzo servizio dei Cinquestelle, che, dopo aver fatto per un anno il parlamentare, rinunciò alla ricandidatura per fare il viaggiatore  intercontinentale e il narratore, e, dopo un periodo da apprendista falegname, ebbe la geniale idea di convincere Di Maio (allora pluriministro nonché capo politico dei pentastellati) a seguirlo in un viaggio in Francia per incontrare uno sgangherato e approssimativo sedicente leader dei «gilet gialli».

Di Battista, stremato dalle insistenti domande della intervistatrice, alla fine, non avendo più in funzione i freni inibitori, si è lasciato andare a una risposta alla solita, assillante domanda che da un anno viene fatta, non solo ai politici ma anche ai passanti, sul presidente Conte: cade o non cade? perché non cade? e, se cade, farà o no un suo partito oppure diventerà il candidato dei Cinquestelle? E la risposta è stata: premesso che ho fiducia nel presidente Conte, e che non deve temere picconature dal sottoscritto, se  vorrà candidarsi, dovrà iscriversi al Movimento, che poi potrà decidere con un congresso o un’assemblea costituente e si vedrà chi vincerà.

Alle parole congresso  e assemblea costituente è scattata la reazione del fondatore del Movimento Cinquestelle, Beppe Grillo. Il quale ha subito reagito con asprezza: «Dopo i terrapiattisti e i gilet arancioni di Pappalardo, pensavo di aver visto tutto…Ma ecco l’assemblea costituente delle anime del Movimento. Ci sono persone che hanno il senso del tempo come nel film Il giorno della marmotta».

Di Battista ha replicato su Istagram: «Oggi pomeriggio sono tornato in Tv. Ho fatto proposte e preso posizioni chiare. Si può legittimamente non essere d’accordo. Lo si dica chiaramente spiegando il perché».

Si è pentito di aver ceduto alla lusinga di un un’apparizione televisiva, rischiando di finire dalle stelle alla stalla?

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