ORA DI PUNTA/ Più Renzi va in tv, più i NO vanno su


FOTO - Il direttore Ennio Simeonedi ENNIO SIMEONE
– L’inarrestabile imperversare di Matteo Renzi su tutti i canali televisivi – a tutte le ore, in diretta o in differita, in studio o da una tribuna, in giacca e cravatta e microfono al bavero o in maniche di camicia e microfono in pugno come i venditori di cianfrusaglie nei mercati rionali – sta assumendo le dimensioni di uno scandalo informativo senza precedenti nella storia del nostro paese.

La categoria dei giornalisti, umiliata dai direttori dei canali televisivi  al ruolo di portavoce del capo o di maggiordomi degli studi televisivi, sta dando una squallida prova di conformismo ben lontana persino dai livelli raggiunti ai tempi in cui il leader del partito al governo era il padrone di un impero televisivo. Anzi, nelle pause tra una apparizione live e l’altra del grande imbonitore si premurano di riempire i notiziari con ampi riassunti dell’ultima sua dichiarazione a un giornale o a un sito web, o con premurose citazioni di suoi messaggi su twitter o su facebook. Incuranti del fatto che ripete sempre gli stessi slogan, gli stessi ragionamenti, gli stessi autoelogi, le stesse menzogne, le stesse promesse, le stesse invettive contro chi dissente da lui.  Incuranti, dunque, questi “comunicatori”, del venir meno all’abc del giornalismo, che prescrive la citazione di un discorso solo se contiene una novità, cioè una notizia, sia pur modesta.

Sono tre anni (ma per i poveri fiorentini sono molti più) che questo guitto della politica è diventato un vero e proprio incubo, un oggetto da schivare quando si accende l’apparecchio televisivo o si apre il computer, il cellulare o lo smartphone. Un incubo a tal punto insopportabile che più lui invade i teleschermi e più i No crescono nei sondaggi. Né lui né i suoi servitori sciocchi hanno capito che gli italiani non vogliono un uomo solo al comando. E nemmeno al telecomando.

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