di NUCCIO FAVA – I principali sconfitti delle presidenziali Usa sono Obama e Hillary Clinton, unitamente al vasto schieramento economico finanziario e lobbistico che si è speso per la candidata democratica. L’onda così profonda di un cambiamento di fase, che si agita non solo negli Stati Uniti, non è stata colta neppure dai maggiori e sofisticati istituti di sondaggi che sino alla fine hanno dato la Clinton vincente. Queste nostre società insoddisfatte, dissidenti con rabbia verso governanti e politici di lungo corso, non riusciamo più a conoscerle davvero nelle loro domande e nelle loro aspirazioni profonde.
Una conferma clamorosa emergeva del resto dal comportamento dei media e dalle analisi dei commentatori, incapaci di andare oltre gli aspetti caricaturali e volgari del miliardario repubblicano. Il quale aveva già vinto le primarie costringendo al ritiro gli altri concorrenti repubblicani e subendo l’ostracismo dei maggiorenti del suo partito.
Però la più dura prova per Trump comincia adesso. Urgente passare dalle promesse al duro confronto con la realtà dei problemi interni ed internazionali, definire una piattaforma politico-programmatica che corrisponda alle forti istanze e alle attese di rinnovamento espresse dai suoi elettori. A cominciare dai posti di lavoro e dal miglioramento del tenore di vita di milioni di americani che hanno sofferto maggiormente la crisi e sono rimasti esclusi dalle opportunità che la politica di Obama ha saputo produrre, nell’affrontare la più grave crisi degli ultimi anni. “Nessuno sarà più dimenticato” è l’affermazione del nuovo presidente. Che ha tenuto a dichiarare subito: “Sarò presidente di tutti gli americani”. E ha annunciato con compiaciuta solennità la telefonata di auguri di Hillary Clinton e del presidente Obama. Che lo ha invitato alla Casa Bianca per oggi stesso.
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