PERISCOPIO/ I misteri di Tripoli

di GIOVANNI PEREZ – Nel corso del telegiornale di giovedi scorso su Rai2, a proposito dell’assalto all’aeroporto di Tripoli, si è fuggevolmente accennato alla presenza nella capitale libica di una quarantina di appartenenti alle forze armate italiane. Evidentemente alla Rai si è immaginato (o si è voluto immaginare) che a tutti gli italiani sia nota la presenza a Tripoli di un contingente delle forze armate italiane e che quindi non vi fosse alcun bisogno di scendere nei particolari.
Probabilmente sono un osservatore molto distratto, ma la cosa mi è giunta del tutto nuova. Sarei quindi curioso, e con me, immagino, molti italiani altrettanto “distratti”, di sapere che cosa ci stanno a fare a Tripoli i nostri militari (si tratta di soldati, o carabinieri, o  poliziotti, o guardie di Finanza?): poiché è da escludere che si trovino lì  in vacanza premio, c’è da chiedersi se  fanno per caso la guardia a qualcuno o a qualcosa. Oppure se hanno le mani legate per motivi di “buon vicinato” con un governo libico dotato di scarso potere effettivo?
Visto che sono ufficialmente presenti, gli italiani in divisa debbono quindi assistere, guardando dalle “finestre” e senza poter muovere un dito, alle uccisioni, agli stupri e alle altre violenze che commettono giornalmente i mercanti di schiavi?  Non sarebbe ora che  Gentiloni e Minniti ci raccontino finalmente la verità?
Invece sembra che preferiscano nascondersi dietro indecifrabili comunicati che ci ragguagliano di fantomatici ed inconcludenti incontri con inviati di facciata del precario governo di Tripoli. Incontri che si concludono con fumosi comunicati che “slittano”, non comunicano nulla di nuovo, sulla lotta ai trafficanti di uomini, e nulla dicono della attività di Eni e dei pozzi di petrolio.

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