PERISCOPIO/ Berlusconi e Renzi: chi risorge, chi tramonta e viceversa

di GIOVANNI PEREZ – Come Francesco Ferrucci gridò a Maramaldo “Vile, tu uccidi un uomo morto”, allo stesso modo, dopo le elezioni siciliane, si potrebbe dire, in teoria, di chi infierisse su Renzi. Solo che il paragone non potrebbe reggere in quanto Renzi non sembra essere politicamente in punto di morte (politica, ovviamente), anzi parrebbe più che mai deciso a vendere cara la pelle e a resistere agli  assalti di quelli che considera i “traditori” del suo Pd. Tutto questo sognando una improbabile rinascita dopo l’ennesima  sconfitta subita in Sicilia.

Una caparbietà, quella di Renzi, nel perseguire la politica di rendere impossibile la vita nel Pd a chi non la pensa come lui, sino a costringerlo ad abbandonare il partito; una scelta che sembra non aver limite e che rischia di concludersi, inevitabilmente, con l’estinzione del Pd.

Come Renzi, anche il resuscitato Lazzaro-Berlusconi avrebbe deciso di mettere sotto il tappeto condanne varie e “cene eleganti”  con  disponibili fanciulle. E sembra deciso a non mollare la scena politica. Anzi, si racconta che vada proclamando spavaldamente di essere pronto a ritornare al centro della scena, come nulla fosse accaduto in questi ultimi anni.

A ringalluzzirlo è stata l’affermazione siciliana della destra, che lui ama definire “di centro”. Evidentemente l’ex cavaliere, che ama dipingersi in tv come un santo, conterebbe su un fattore: la scarsa memoria degli italiani e comunque sul loro spirito cristiano, propenso a perdonare i peccatori. Per cui, con la inguaribile faccia tosta, pretenderebbe che tutti gli italiani facessero finta di niente sul suo turbolento passato e lo accogliessero  applaudendolo come il “salvatore della patria”, novello Garibaldi.

Ma stavolta forse ha sbagliato i calcoli. L’affermazione siciliana della sua coalizione, infatti, è difficile ascriverla al suo fascino da incantatore di serpenti, ma più probabilmente ad altri fattori. Almeno due:  la débacle del kamikaze Renzi e la presenza nelle liste della coalizione di destra di quegli “impresentabili”  che da sempre influenzano la vita (e le elezioni) in Sicilia.

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