Per la prima volta in Italia un malato ottiene l’autorizzazione al suicidio assistito dalla Corte di Cassazione grazie all’Associazione Luca Coscioni. Il precedente del dj Fabo

Per la prima volta in Italia un malato ha ottenuto l’autorizzazione al suicidio assistito: un’autorizzazione arrivata dalla Corte di Cassazione (con il via libera del comitato etico dell’Asl delle Marche, il primo in Italia), dopo due diffide legali e l’aiuto offerto dall’associazione Luca Coscioni, che ottenne una sentenza emessa dalla Corte Costituzionale per il dj Fabo. 

Mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni”: questo – rende noto l’Associazione Coscioni – il commento di Mario dopo aver letto il parere del Comitato etico. “Sono stanco e voglio essere libero di scegliere il mio fine di vita. Nessuno – dice in un video – può dirmi che non sto troppo male per continuare a vivere in queste condizioni e condannarmi a una vita di torture. Si mettano da parte ideologie, ipocrisia, indifferenza, ognuno si prenda le proprie responsabilità perchè si sta giocando sul dolore dei malati“.

Da Piergiorgio Welby a dj Fabo, fino Mario: un filo rosso lega attraverso gli anni queste persone diventate il simbolo della battaglia per interrompere legalmente e con l’assistenza medica le sofferenze legate alla malattia che gli ha reso la vita impossibile.  Il primo a porre il tema dell’autodeterminazione del malato e della scelta sul fine-vita fu PIERGIORGIO WELBY, attivista e co-presidente dell’Associazione Coscioni. Colpito da anni dalla distrofia muscolare inviò al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una lettera in cui chiedeva l’eutanasia. Il 16dicembre 2006 il tribunale di Roma respinse la richiesta dei legali di Welby di porre fine all'”accanimento terapeutico”, dichiarandola “inammissibile” a causa del vuoto legislativo su questa materia. Pochi giorni dopo, Welby chiese al medico Mario Riccio di porre fine al suo calvario. Riccio staccò dunque il respiratore a Welby sotto sedazione, venendo poi assolto dall’accusa di omicidio del consenziente. Nel 2007 fu poi il caso di GIOVANNI NUVOLI, malato di Sla di Alghero, che chiedeva anch’egli il distacco del respiratore: questa volta, pero’, il tribunale di Sassari respinse la richiesta ed i carabinieri bloccarono il medico che voleva aiutarlo. Nuvoli iniziò allora uno sciopero della fame e della sete lasciandosi morire. Ma è nel 2009 con il caso di ELUANA ENGLARO, la giovane di Lecco rimasta in stato vegetativo per 17 anni, che il Paese si è diviso tra i favorevoli alla volontà del padre Beppino di far rispettare il desiderio della figlia quando era ancora in vita di porre fine alla s

LA STORIA – Mario, 43 anni, è paralizzato dalle spalle ai piedi da 11 anni a causa di un incidente stradale in auto. Ha chiesto da oltre un anno all’azienda ospedaliera locale che fossero verificate le sue condizioni di salute per poter accedere, legalmente in Italia, ad un farmaco letale per porre fine alle sue sofferenze. Questo l’inizio dell’iter previsto in applicazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019 che indica le condizioni di non punibilità dell’aiuto al suicidio assistito. Dopo il diniego dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale Marche (ASUR), una prima e una seconda decisione definitiva del Tribunale di Ancona, due diffide legali all’ASUR Marche, Mario ha finalmente ottenuto il parere del Comitato etico, che a seguito di verifica delle sue condizioni tramite un gruppo di medici specialisti nominati dall’ASUR Marche, ha confermato che Mario possiede i requisiti per l’accesso legale al suicidio assistito.

“Nessuno puo’ condannarmi

a una vita di torture”

Quello di Mario è un “calvario dovuto allo scaricabarile istituzionale”. Questo il commento di Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. “Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha a tutti gli effetti legalizzato il suicidio assistito, nessun malato ha finora potuto beneficiarne, in quanto il Servizio Sanitario Nazionale si nasconde dietro l’assenza di una legge che definisca le procedure – afferma Cappato -. Mario sta comunque andando avanti grazie ai tribunali, rendendo così evidente lo scaricabarile in atto. Dopo aver smosso l’Azienda Sanitaria locale che si rifiutava di avviare l’iter, ora è stata la volta del Comitato Etico. Manca ora la definizione del processo di somministrazione del farmaco eutanasico”. Tale “tortuoso percorso è anche dovuto alla paralisi del Parlamento, che ancora dopo tre anni dalla richiesta della Corte costituzionale non riesce a votare nemmeno una legge che definisca le procedure di applicazione della sentenza della Corte stessa. Il risultato di questo scaricabarile istituzionale -rileva – è che persone come Mario sono costrette a sostenere persino un calvario giudiziario, in aggiunta a quello fisico e psicologico dovuto dalla propria condizione“. “È possibile che la decisione del Comitato etico consentirà presto a Mario di ottenere ciò che chiede da 14 mesi. Ma è certo che per avere regole chiare che vadano oltre la questione dell’aiuto al suicidio e regolino l’eutanasia in senso più ampio – conclude Cappato – sarà necessario l’intervento del popolo italiano, con il referendum che depenalizza parzialmente il reato di omicidio del consenziente“.

E’ “molto grave la lunga attesa che Mario, primo malato ad aver ottenuto il via libera al suicidio medicalmente assistito in Italia, ha dovuto subire. Ora procediamo con indicazioni sull’autosomministrazione del farmaco per il suicidio assistito“,  sottolinea Filomena Gallo, co-difensore di Mario e segretario dell’Associazione Luca Coscioni. Su indicazione di Mario, continua Gallo, “procederemo ora alla risposta all’Asur Marche e al comitato etico, per la parte che riguarda le modalità di attuazione della scelta di Mario, affinché la sentenza Costituzionale e la decisione del Tribunale di Ancona siano rispettate. Forniremo, in collaborazione con un esperto, il dettaglio delle modalità di autosomministrazione del farmaco idoneo per Mario, in base alle sue condizioni. La sentenza della Corte costituzionale pone in capo alla struttura pubblica del servizio sanitario nazionale il solo compito di verifica – conclude – di tali modalità previo parere del comitato etico territorialmente competente“. “Il comitato etico – spiega ancora Gallo – ha esaminato la relazione dei medici che nelle scorse settimane hanno attestato la presenza delle 4 condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale nella sentenza Capato-Dj Fabo, ovvero Mario è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale; è affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili; è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; e che non è sua intenzione avvalersi di altri trattamenti sanitari per il dolore e la sedazione profonda”. E’ “molto grave che ci sia voluto tanto tempo, ma finalmente per la prima volta in Italia un Comitato etico ha confermato per una persona malata, l’esistenza delle condizioni per il suicidio assistito“.

Emma Bonino, senatrice di Più Europa, in un’intervista a La Stampa ha dichiarato:E’ sempre stato molto difficile strappare qualche diritto. Purtroppo questo Parlamento è peggio degli altri. La proposta di legge sull’eutanasia giace da quattro anni a prendere polvere. Il problema non è che non ci sia il tempo, è che non c’è volontà politica, è un tema ritenuto spinoso. E dunque in questa stagione di equilibri fragili va evitato non solo per ragioni ideologiche, ma proprio per motivi di sopravvivenza. Il PD? I diritti non mi paiono il terreno preferito da Letta“.  “Quando Letta arrivò alla segreteria – aggiunge Emma Bonino – fece due proclami sui diritti: rilanciò lo ius soli e il voto ai sedicenni, ma anche di questo non si è visto proprio niente, e nessuna attività dei gruppi parlamentari”. Sul tema del suicidio assistito e sul primo malato ad aver ottenuto il via libera al suicidio medicalmente assistito in Italia la senatrice spiega come la situazione è questa: la legge non c’è, c’è una, anzi due sentenze della Corte, ma nessuna legge. Quindi per aiutare Mario io penso che bisogna trovare qualcuno che la applichi, intanto“. Per Bonino i referendum per legalizzare l’eutanasia potrebbero accorciare il sentimento di distanza ferale tra cittadini e politica. “Purtroppo – spiega la leader di Più Europa – so che non è l’urgenza di nessuno nelle prossime settimane mesi. Eppure, la raccolta delle firme, il raggiungimento così alto delle firme, è stato uno schiaffone per molti. E non erano telematiche, erano 700mila firme in cartaceo, amanuensi. Poi dicono che la gente, contestualmente, non va a votare. No, signori, forse alla gente la politica interessa, è la politica che fate e raccontate voi, che non interessa”, conclude Bonino.

I relatori alla proposta di legge sul suicidio assistito, testo di attuazione della sentenza della Corte costituzionale del 2019, hanno accolto la richiesta del centrodestra di prevedere l’obiezione di coscienza per il personale sanitario. E’ quanto avvenuto nella seduta delle Commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera, che stanno esaminando la proposta di legge su cui finora il centrodestra aveva fatto ostruzionismo, bloccando la legge. Il relatore Alfredo Bazoli (Pd), e il presidente della Commissione Giustizia Mario Perantoni (M5s) hanno detto di sperare che il centrodestra ora superi l’ostruzionismo. (fonte: ANSA)

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