Paolo Savona presidente della Consob, il suo ministero sarà gestito ad interim dal presidente Conte. E il Pd dà i numeri e lancia cinguettii

di ROMANO LUSI – Paolo Savona sarà presidente della Consob, ma nel governo non ci sarà, al suo posto, nessun nuovo ministro e quindi nessun rimpasto: il suo dicastero (Affari Europei) sarà gestito ad interim dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. La decisione è stata adottata dal  Consiglio dei ministri, che è durato poco più di un quarto d’ora. Si attende ora la ratifica del presidente Mattarella.

Non si è fatta attendere, invece, la reazione (ovviamente negativa) del Pd, un partito che ormai ritiene che fare opposizione significa solo  dire no a tutto ciò che fa il governo. E il risultato di questa politica suicida lo si vede nei sondaggi: l’ultimo, di ieri, lo dà ormai al 16%. Cioè ogni volta che in parlamento aprono bocca o il capogruppo in Senato, Marcucci, o il capogruppo alla Camera, Del Rio, quel partito perde alcune migliaia di potenziali simpatizzanti. Se poi, come in questo caso, ai due si aggiunge la senatrice Simona Malpezzi, le perdite si ingrossano ulteriormente.

Dunque: «Il ministro Savona non può fare il presidente della Consob, il governo non può ignorare le leggi. Le ragioni di incompatibilità di Savona sono diverse», ha affermato Simona Malpezzi, vicepresidente del gruppo dem a Palazzo Madama. E perché? Ecco la motivazione: «Il ministro  ha lavorato fino a maggio 2018 per il fondo Euklid, quindi per un soggetto vigilato da Consob, in più risulta in conflitto con le leggi Madia e Frattini. Se il Cdm approvasse la nomina, pur in presenza di tali incompatibilità, ci troveremmo di fronte ad una situazione gravissima e senza precedenti». A darle manforte scende in campo Filippo Sensi (l’ex porta-ordini di Renzi presso giornali e tv). Il quale dice: «Sul caso Savona – perché di caso si tratta – ho l’impressione che delle due l’una: se non vale la Madia, vale la Frattini, e viceversa. L’incompatibilità resta evidente, gli azzeccagarbugli sono avvertiti. Ricordo, inoltre, che la 281/1985 (la legge che istituisce la Consob) definisce la “piena autonomia” della Commissione e tra i criteri per la scelta dei suoi componenti esplicita quello della “indipendenza”. Come la mettiamo con le veline sull’accordo “politico” su Savona?».  L’osservazione è da prendere in seria considerazione perché, come dicevamo, Sensi è uno che di veline se ne intende. Seguono, nello stesso cinguettìo su Twitter, una serie di insinuanti interrogativi sugli altri incarichi ricoperti in passato da Savona.  Di aggiungere un altro carico di allusive considerazioni si è infine incaricato Rosato (quello della legge elettorale “Rosatellum”, che era stata ideata dal promotore per far vincere il Pd il 4 marzo e invece ne ha aggravato la sconfitta.
Il fake-scoop. A completamento della cronaca sulla vicenda vi è da segnalare questa nota della Lega in riferimento a un fake-scoop del Corriere della sera: «Nessuna telefonata Conte-Salvini, nessun incontro, nessuna preoccupazione, nessun “Salvini furioso“. La ricostruzione pubblicata oggi dal “Corriere della Sera” è surreale e completamente inventata. I rapporti con il presidente del Consiglio sono cordiali e si lavora per la soluzione dei dossier sul tavolo del governo».

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