OSSERVATORIO USA/ Sgravi fiscali con i tagli alla sanità dei poveri

 

di DOMENICO MACERI* – Il presidente Donald Trump e il suo predecessore hanno idee politiche molto diverse ma sul disegno di legge dei repubblicani hanno trovato terreno comune. Ambedue hanno usato il termine “cattivo” per descrivere il disegno di legge del Gop sulla riforma sanitaria. Lo ha confermato il  lo stesso Trump in un’intervista alla Fox News, praticamente l’unica rete televisiva alla quale l’attuale inquilino della Casa Bianca concede interviste.  Trump ha spiegato che il termine usato da Obama (una fondamentale cattiveria) era in realtà una sua espressione, quasi accusando l’ex presidente di… plagio.

Comunque sia, i due presidenti hanno ragione. Il disegno di legge sulla riforma approvato dalla Camera e quello annunciato dal Senato sono ingiusti. Come ha detto Obama in un post nella sua pagina di Facebook, non si tratta di una legge sulla sanità ma di “un massivo trasferimento di ricchezza dalla classe media e dai poveri ai più ricchi d’America”. La bozza del Senato riduce le tasse agli individui con reddito di 200.000 dollari e alle coppie con 250.000 che ovviamente include anche la stragrande maggioranza dei senatori. Secondo un’analisi del Tax Policy Center, gruppo non-partisan, il 90 per cento dei benefici andrebbero a quelli con reddito di 700.000 e più, ossia l’uno per cento dei redditi più alti.

Queste tasse erano state aumentate da Obama ed in effetti sono state usate per offrire supplementi a coloro che non ricevono l’assicurazione medica dai loro datori di lavoro per poterla comprare individualmente. L’altro uso di queste tasse era andato all’ampliamento del Medicaid, il sistema di sanità per i poveri. Il piano di riforma sanitaria del Senato metterebbe in atto le riduzioni fiscali quasi subito ma ritarderebbe i tagli al Medicaid e le riduzioni ai supplementi fino a dopo le elezioni di midterm del 2018.

I tagli al Medicaid si aggirerebbero su mille miliardi di dollari in dieci anni. I 70 milioni di individui che usano questo servizio sanitario verrebbero colpiti severamente. Non verrebbe eliminato il sistema di Medicaid, ma le riduzioni sono talmente severe che la Catholic Health Association, rappresentante di 600 ospedali cattolici in America, è totalmente opposta al disegno del Senato. Contrari sono anche la American Medical Association (Associazione dei Medici), la American Association of Retired People  (Associazione dei Pensionati), la US Conference for Catholic Bishops (Conferenza dei Vescovi Cattolici) e parecchie altre che offrono servizi medici ai poveri.

Per quanto riguarda quegli americani al di là della soglia della povertà che comprano l’assicurazione medica nelle “exchanges”, i siti internet del governo, il Senato apporterebbe vantaggi ai giovani ma gli anziani verrebbero colpiti severamente. Un individuo di 64 anni con salario annuo di 57.000 dollari paga 6.800 con Obamacare mentre con la  proposta repubblicana la cifra aumenterebbe a 20.500.

Il piano del Senato  non è tanto diverso da quello approvato dalla Camera il mese scorso. Un piccola differenza fra i due è che con il piano della Camera bassa 23 milioni di americani perderebbero l’assicurazione medica, un milione in più della cifra di quello del Senato. Ciononostante se il Senato approva la bozza il piano dovrebbe poi essere conciliato con quello della Camera ed eventualmente arrivare alla Casa Bianca per la firma del presidente.

Al momento Mitch McConnell, leader della maggioranza repubblicana, è stato costretto a frenare date le preoccupazioni e chiare opposizioni di una decina di senatori repubblicani. La bozza era stata ideata in segreto da 13 senatori del Gop, tutti uomini, senza offrire opportunità per emendamenti con l’idea di farlo approvare in fretta e furia prima della pausa del 4 luglio del Senato. Non appena il piano ha visto la luce del sole è stato attaccato  dai democratici ma anche da repubblicani, alcuni dei quali delusi perché non eliminava completamente Obamacare mentre altri perché colpiva troppo i cittadini del loro Stato. Dopo qualche giorno è divenuto chiaro che McConnell non aveva i 51 voti per farlo approvare anche se 50 potrebbero essere sufficienti, dato che in caso di parità il vicepresidente Mike Pence potrebbe aggiungere il voto decisivo in quanto presiede il Senato.

Il freno imposto da  McConnell ci ricorda la situazione della Camera, dove la bozza della riforma era stata inizialmente sospesa ma poi, dopo poche settimane, fu ripresa avendo convinto i pochi parlamentari necessari per la sua approvazione.

Per sette anni i repubblicani hanno attaccato Obamacare ottenendo buoni risultati alle urne. Adesso che controllano le due camere e l’esecutivo devono produrre senza scuse. La loro strategia è  sempre stata di smantellare o almeno ridurre i programmi sociali stabiliti dai democratici. Lo hanno cercato di fare con il Social Security e il Medicare. Adesso lo stanno facendo con Obamacare. La storia si ripete. I democratici costruiscono mentre  repubblicani distruggono.

È probabile che McConnell riuscirà a “comprare” abbastanza voti della decina di senatori ricalcitranti offrendogli degli incentivi speciali per i cittadini dei loro Stati. Una volta ottenuta la loro “vittoria” legislativa però non si parlerà più di Obamacare ma di Trumpcare. I repubblicani saranno dunque responsabili della sanità, prospettiva poco allettante considerando il recente sondaggio del quotidiano USA Today secondo cui solo il 12 per cento degli americani approva il piano della riforma sanitaria del Senato.

Trump ha detto che vuole una riforma della sanità con un “cuore”. In ogni probabilità la otterrà. Un cuore “repubblicano” che ruba ai poveri per ricompensare i benestanti. Warren Buffett, l’ultra miliardario americano, ce lo conferma. Il disegno di legge del Senato gli farebbe risparmiare 700.000 dollari in tasse. Buffett, il numero 2 al mondo per ricchezza dopo Bill Gates, non ne ha veramente bisogno ma i repubblicani sono generosi con gli ultraricchi.

*Domenico Maceri è docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California  (dmaceri@gmail.com)

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