OSSERVATORIO AMERICANO/Le accuse di molestie a Roy Moore e il dilemma del Partito Repubblicano

di DOMENICO MACERI*

“Sì, credo alle donne”:  Mitch McConnell, senatore repubblicano del Kentucky e presidente del Senato, ha preso con queste parole le difese delle nove donne che hanno accusato Roy Moore di molestie sessuali.  Moore è il candidato repubblicano al Senato nell’elezione speciale dell’Alabama che si terrà il 12 dicembre. L’ultra conservatore del Gop aveva sconfitto Luther Strange nelle primarie repubblicane per sostituire Jeff Sessions, il senatore dell’Alabama che aveva lasciato il Senato per il suo incarico di Procuratore generale nell’amministrazione di Donald Trump.
Avrebbe dovuto essere un’elezione in discesa per Moore, ma dopo le accuse di molestie sessuali, alcune  che sarebbero avvenute con minorenni, tutto sembra essere cambiato. Le molestie sarebbero accadute molti anni fa, quando Moore era procuratore distrettuale dell’Etowah County. Il Partito Repubblicano comincia a preoccuparsi non solo per la macchia che le accuse rappresentano ma anche per l’impatto sulla risicata maggioranza  repubblicana attuale al Senato (52-48) e persino per le elezioni di midterm del 2018.

Le accuse di molestie sessuali a Moore si aggiungono ovviamente allo tsunami scatenato dai rapporti di Harry Weinstein, quelle dei dirigenti della Fox News e le ultimissime su membri della legislatura statunitense. Moore ha reagito come prevedibile negando tutto, accusando le vittime di fare parte di un complotto della stampa, dei democratici, e dell’establishment repubblicano di metterlo da parte per le sue idee conservatrici. Una reazione poco convincente perché ci vuole coraggio a venire a galla e accusare un uomo potente riaprendo ferite che evidentemente non si erano completamente curate. C’è poco da guadagnare rivelando un passato doloroso per le donne che riapre con la pubblicità anche ferite per altre donne (e anche alcuni uomini) vittime di simili trattamenti rimaste però silenziose per paura o a volte per vergogna.

Roy Moore ha anche messo in dubbio il carattere delle accusatrici e i suoi sostenitori le hanno già attaccate per insabbiare le accuse e distogliere l’attenzione dal loro candidato. Ciononostante, malgrado le smentite, Moore, ha indirettamente ammesso che all’età di 30 anni gli piaceva corteggiare le adolescenti. Rispondendo alla domanda di Sean Hannity della Fox News sulla veridicità dei suoi contatti romantici con teen ager, Moore ha risposto: “in generale no”. Traduzione:… a volte sì. Il candidato repubblicano ha continuato chiarendo che in rapporti con teen ager “aveva sempre chiesto il permesso delle madri”. Ovviamente non gli sarebbe stato possibile chiedere il permesso una volta trovatosi solo con queste teen ager in luoghi appartati. L’interesse di Moore per delle adolescenti era anche noto  negli anni settanta ai dirigenti di un centro commerciale della Etowah County, i quali gli avevano vietato l’ingresso perché disturbava le giovani donne che  vi lavoravano.

L’Alabama è uno stato ultra conservatore e Moore ha avuto successo nelle primarie basandosi sulle sue esperienze che lo legano agli evangelici. Ha però dato l’impressione che crede più alla religione che alle leggi. Si ricorda che da giudice aveva portato una statua con i dieci comandamenti nella sua aula in tribunale e poi si era rifiutato di riconoscere i matrimoni gay. Secondo lui i transgender non meritano nessun diritto e i musulmani non hanno diritto di servire nelle legislature americane. Per non pochi cittadini del suo Stato Moore è visto come un eroe perché combatte per i suoi principi ultra conservatori. D’altra parte per queste trasgressioni fu sospeso dal suo lavoro di giudice dalla Corte Suprema dell’Alabama. Queste  prese di posizione estremiste e le recenti accuse di molestie sessuali lo hanno piazzato al di fuori dell’establishment del Partito Repubblicano che nelle primarie  ha preferito Strange. La vittoria di Moore alle primarie sarebbe divenuta una facile vittoria all’elezione generale ma le rivelazioni di molestie sessuali  hanno ribaltato la situazione. I sondaggi più recenti danno il suo avversario democratico Doug Jones avanti di 12 punti (51-39, 10 % indecisi). Inoltre il numero di elettori dell’Alabama che vede Moore in termini favorevoli è sceso dal 49 al 35 in una settimana.

La prospettiva di Jones al Senato preoccupa il Gop perché ridurrebbe a uno la maggioranza repubblicana nella Camera alta. Se Moore dovesse vincere non si tratterebbe nemmeno di un’alternativa piacevole. Il Partito Repubblicano ha sempre avuto difficoltà con l’elettorato femminile e il continuo tsunami di accuse di molestie sessuali si ricollega e aumenta la rabbia femminile dell’elezione di Trump. Si ricorda che alla vigilia dell’elezione presidenziale una quindicina di donne rivelò che Trump le aveva molestate. L’establishment repubblicano in quel caso ingoiò e aspettò il sorprendente risultato dell’elezione di Trump. Adesso però si intravede il pericolo che alle elezioni di midterm del 2018 i repubblicani possano perdere la maggioranza al Senato e anche quella alla Camera.

Trump è rimasto silenzioso sul caso di Moore ma non appena il senatore Al Franken, democratico del Minnesota, è stato anche lui accusato di rapporti non limpidi con una donna, non ha potuto resistere. In un tweet il 45° presidente ha attaccato Franken accusandolo di ipocrisia per il suo comportamento. Ma se Moore e Trump non hanno chiesto scusa, Franken lo ha fatto subito. Se le macchie di molestie sessuali non conoscono partiti  almeno Franken ha riconosciuto di avere sbagliato. Non lo assolve da una possibile inchiesta dell’Ethics Committee del Senato e una possibile espulsione dalla Camera alta, ma merita un po’ di rispetto per la sua contrizione. Trump e Moore invece continuano a negare tutto, comportamento molto più biasimevole.

*Domenico Maceri è docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California  (dmaceri@gmail.com)

 

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