OSSERVATORIO AMERICANO/ Patente di guida ai clandestini: piccolo passo verso l’integrazione?

di DOMENICO MACERI*. -Kim Davis, un’impiegata della contea di Rowan County, Kentucky, si fece una certa notorietà nel 2015 quando sfidò una legge federale e si rifiutò di rilasciare licenze di matrimonio a coppie dello stesso sesso facendo valere le sue obiezioni religiose. Adesso alcuni impiegati del Department of Motor Vehicles dello Stato di New York stanno seguendo la stessa strada: si rifiutano di obbedire a una nuova legge statale in vigore dal mese prossimo che permette anche a immigrati non autorizzati di ottenere la patente di guida.

Le obiezioni alla “Green Light Law”, la nuova legge che non richiede residenza legale negli Usa per ottenere la patente, hanno a che fare con l’idea che questi eventuali beneficiari hanno commesso un reato entrando nel Paese senza autorizzazione. C’è anche la questione del fatto che questi individui potrebbero, con la richiesta di patente, anche iscriversi alle liste elettorali e alla fine votare illegalmente. Si tratta però di argomentazioni senza fondamenta come ci dimostra il giudizio della giudice del distretto di Rochester Elizabeth Wolford, la quale ha respinto una denuncia al riguardo, considerandola priva di basi legali. Altre denunce sono però già in corso anche se le loro possibilità di successo appaiono quasi impossibili. L’effetto della loro pubblicità, però, non si può sottovalutare poiché causa timore agli immigrati non autorizzati i quali dovranno considerare se la loro richiesta di patente legale potrebbe causargli difficoltà con le autorità dell’immigrazione.

La legge di New York entrerà in vigore a dicembre  e permetterà a immigrati irregolari di fare la domanda per la patente utilizzando come documento di identificazione un passaporto straniero o qualche altro documento di identificazione riconosciuto. Bisognerà anche che i richiedenti dimostrino la residenza nello Stato di New York. La legge si era discussa a New York per due decenni. Infatti, nel 2007, l’allora governatore Eliot Spitzer tentò di implementarla mediante un’azione esecutiva che però fu poi rescissa dopo tante proteste. Nel 2018 però con la maggioranza democratica nello Stato e un governatore anche lui democratico la nuova legge è stata approvata anche in parte per controbilanciare le aspre pratiche anti-immigrati dell’amministrazione di Donald Trump.

La nuova legge di New York non rappresenta una grande novità poiché simili leggi esistono in un totale di quattordici Stati, principalmente liberal ma anche conservatori fra cui anche l’Utah. Spicca ovviamente la California, Stato-Nazione con 40 milioni di abitanti, 6 milioni dei quali senza autorizzazione legale di essere negli Usa. Queste patenti per immigrati non autorizzati differiscono da quelle regolari poiché consistono semplicemente in un permesso per guidare un’automobile legalmente e non sono valide per altri usi come identificazione. In genere includono un distintivo o chiarimento che spiega alle forze dell’ordine che la patente è valida solo per l’uso di un’automobile.

Perché dare la patente a individui che non hanno residenza legale negli Stati Uniti? Questi Stati hanno capito che tutti i residenti, con diritto di residenza legale o senza, vivono, lavorano, contribuiscono all’economia locale e statale e quindi la patente facilita la loro integrazione. Li aiuta anche a essere più produttivi poiché il trasporto agevola il loro progresso economico e arricchisce anche le casse del tesoro. La patente legale comporta l’obbligo di sottoscrivere un’assicurazione, fornendo protezione a se stessi e agli altri conduttori in caso di incidenti stradali. Incoraggia tutti gli automobilisti, anche quelli senza autorizzazione legale di essere nel Paese, di conoscere le leggi stradali, rispettarle e in caso di incidenti non fuggire per paura di essere deportati. Incoraggia anche la collaborazione fra tutti i residenti e le forze dell’ordine, aiutando la polizia a identificare tutti gli automobilisti.

Nello Stato di New York la nuova legge ha causato un conflitto fra la parte progressista di residenti della metropoli e quella conservatrice del nord dello Stato. Riflette altresì il conflitto fra leggi locali e statali e quelle federali. Al livello locale i governi negli Stati Blue (tendenti alla sinistra) fanno quello che possono per integrare tutti gli immigrati vedendoli come risorse che aiutano l’economia locale. In non poche zone del Paese alcune piccole città non potrebbero rimanere vibranti senza i contributi di questi residenti.

Le azioni delle amministrazioni locali e statali sono divenute necessarie anche per l’inerzia del governo federale responsabile nel risolvere la questione immigratoria, che è un tema nazionale. Si stima che in America vi siano fra 10 e 12 milioni di residenti senza autorizzazione legale. L’amministrazione di Donald Trump ha messo in atto un’aspra politica verso di loro, che consiste nella deportazione degli immigrati irregolari ma anche nel limitare quella legale. Gli enti statali e locali cercano di fare del loro meglio per affrontare una situazione difficile con risposte che non risolvono del tutto il problema, ma almeno non lo aggravano. Rilasciare la patente a individui che non abbiano la fedina penale macchiata fa parte di queste soluzioni.

*Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California  (dmaceri@gmail.com).

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