OSSERVATORIO AMERICANO/ La sfida del Texas e dell’Arizona alle città santuario sull’immigrazione

di DOMENICO MACERI *  

Sfortunatamente, il governatore del Texas, Greg Abbott, è privo di vergogna e umanità”. Così si è espresso un portavoce di Lori Lightfoot, sindaca di Chicago, nel commentare l’azione del governatore del Lone Star State di inviare migranti a Chicago per alleggerire le spese del suo Stato causate dai nuovi arrivati. In realtà si trattava di un tentativo di Abbott di sottolineare il problema dell’immigrazione e di punire le città “santuario” che si proclamano favorevoli ai migranti.

La questione dell’immigrazione appartiene al governo federale ma la gestione di nuovi arrivati influenza le comunità locali. Per mettere i riflettori sul problema dell’immigrazione, che i repubblicani vedono come ottima carta vincente alle urne, Abbott e il governatore dell’Arizona Doug Ducey, anche lui repubblicano, stanno cercando di ricordare che l’amministrazione di Joe Biden non ha affrontato la questione. In uno strano senso hanno ragione. Ma per i repubblicani si tratta solo di interesse politico poiché vedono i migranti solo come problema che spaventa una buona fetta dell’elettorato americano e soprattutto la base che supporta l’ex presidente Donald Trump.

La strategia di mandare i nuovi immigrati a Chicago, New York e Washington D.C. tenta anche di inviare un segnale a queste città governate da sindaci democratici e attaccare il concetto di luoghi di “santuario”. Difatti la sindaca di Washington D.C. Muriel Bowser aveva proclamato la capitale del Paese “una città santuario” nel 2018 per contrastare la pessima politica sui migranti dell’allora presidente Trump. La Bowser aveva contrastato la “diversità e inclusività” della sua città proclamando anche che l’America non “è un Paese di paura e crudeltà”. Si riferiva ovviamente agli sforzi dell’ex presidente della costruzione del muro al confine col Messico e le immagini orripilanti dei bambini in gabbie al confine Sud del Paese messi in pratica del 45esimo presidente.

Adesso con la nuova amministrazione di un presidente democratico i flussi migratori continuano nonostante la retorica pro immigrati dell’amministrazione Biden. In quasi due anni di presidenza l’attuale inquilino alla Casa Bianca è però riuscito solo a ridurre i danni del suo predecessore. Non ci sono più le gabbie piene di bambini separati dai loro genitori come succedeva con Trump. La costruzione del famigerato muro annunciato dal 45esimo presidente non fa parte del radar di Biden. Qualche piccolo miglioramento si è visto, come ci dimostra l’abolizione del divieto di Trump di non offrire “green card”, permessi di residenza a individui che ricevono sussidi del governo per mantenersi. Dal punto di vista legislativo però Biden non è riuscito nemmeno a risolvere la situazione immigratoria dei “dreamers” (i sognatori), giovani portati dai loro genitori in America senza documenti legali. Ciò si deve ovviamente all’opposizione ferrea dei repubblicani e alla maggioranza risicata dei democratici in ambedue le Camere.

Premere il tasto sull’immigrazione da parte dei governatori repubblicani ha anche messo a nudo la debole reazione del governo federale nell’assistere le città che devono pagare le spese per la gestione dei 9000 migranti arrivati a New York, Washington D.C. e Chicago. La Bowser ha fatto richiesta dell’assistenza della Guardia Nazionale ricevendo una risposta negativa. Biden è rimasto silenzioso sulla questione lasciando alle città il compito di reindirizzare questi migranti a luoghi più permanenti.

Il piano dei governatori di colpire i migranti però si sta dimostrando un fallimento con risultati più positivi per i richiedenti asilo. 

Secondo dati della Syracuse University i giudici a Houston hanno approvato solo il 17% e quelli di Dallas il 33% delle richieste per asilo. Per quelli che hanno eventualmente fatto richiesta di asilo nei tribunali di New York invece l’80% ha ottenuto risultati positivi. Quindi avere accettato il biglietto dell’autobus gratis in Texas e Arizona per recarsi in città “santuario” si sta rivelando più utile nonostante le spese dei governi locali. Difatti la Bowser ha dichiarato la situazione come un’emergenza permettendole di accedere a 10 milioni di dollari per coprire i costi.

C’è poi da considerare che questi nuovi immigrati cominceranno ad integrarsi e si riveleranno risorse importanti specialmente di questi giorni quando le aziende americane stentano a trovare lavoratori. La Camera aveva approvato un disegno di legge per aumentare il numero di immigrati legali. La bozza includerebbe un percorso di residenza permanente che potrebbe essere rinnovato per periodi di 5 anni. Il Senato non ha considerato questo disegno della Camera ma ne aveva elaborato un altro poco diverso senza però completare l’iter legislativo.

Il calo demografico negli Usa come quello in altri Paesi occidentali creerà dislivelli con il crescente numero di anziani e il calo dei numeri dei giovani. Mimmo Lucano aveva tracciato la strada giusta integrando gli immigrati a Riace per riempire le case e scuole semi vuote, migliorare l’economia della città e creare un futuro per i nuovi arrivati e i cittadini del paese. Un modello che meriterebbe essere considerato in grande scala. In America però gli immigrati fanno paura alla destra e la sinistra rimane impotente per assisterli. Con l’elezione di midterm alle porte non si vedono cambiamenti sull’immigrazione. Si spera che i democratici possano mantenere la maggioranza alla Camera ed ampliare quella al Senato. In questo senso il senatore repubblicano della Carolina del Sud Lindsey Graham ha offerto un assist ai suoi avversari. Graham ha appena annunciato un disegno di legge federale che vieterebbe l’aborto al livello nazionale dopo 15 settimane di gravidanza. L’annuncio potrebbe aumentare ancor di più la paura delle donne sui limiti del loro corpo e incoraggiarle a votare in massa come si è visto recentemente nel Kansas dove un referendum ha mantenuto il diritto all’aborto nello Stato.

*Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della  National Association of Hispanic Publications.

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