ORA DI PUNTA/ Una speranza per il Pd? Via quelle facce da “rosatellum”

di SERGIO SIMEONE – Dopo la pesante débacle delle formazioni di centrosinistra anche alle elezioni amministrative, tutti, ovviamente , si interrogano sulle sue cause . Quasi tutti attribuiscono la sconfitta al vento di destra che soffia molto forte sul nostro Paese, ben alimentato dal cinico Salvini, che cavalca abilmente le paure dei cittadini verso i migranti (in buona misura infondate), a cui il precedente governo non ha saputo dare risposta.

Ma se questo vento è così forte ed irresistibile da travolgere anche tante storiche roccaforti della sinistra, come mai i candidati della sinistra sono riusciti a prevalere a Brescia, Ancona e Brindisi? Evidentemente questo vento è sì fortissimo (e su questo non ci sono dubbi) ma non irresistibile. Tale quindi da non eliminare le responsabilità di quegli esponenti di sinistra che ne sono stati travolti: quando i candidati di sinistra sono apparsi credibili o per aver bene amministrato o perché riconosciuti dai concittadini capaci di dare soluzione valida ai loro problemi, sono stati premiati dagli elettori.

Questa considerazione può essere utile per un approccio corretto al prossimo congresso del PD, che ormai appare inevitabile ed urgente: è sicuramente importante uno sforzo teorico di comprensione dell’attuale fase del capitalismo; è certamente importante individuare i soggetti sociali che sono vittime del sistema per renderli protagonisti di una lotta di cambiamento; è altresì importante trovare forme organizzative che permettano una corretta dialettica democratica. Ma è soprattutto importante non dare l’impressione che il congresso diventi una specie di lotta autoreferenziale tra gli attuali gruppi dirigenti. Occorre dare spazio a uomini nuovi, che appaiano tali anche con le loro facce.

Il PD vuole cominciare a dare un assaggio che vuole andare in questa direzione? Ed allora la smetta di mandare nei talk show in televisione Rosato e ci mandi, che so, Giuseppe Provenzano o Anna Falcone. Sennò anche una piccola brezza si trasformerà in un ciclone per i poveri candidati, alle amministrative, alle politiche o alle europee.

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