ORA DI PUNTA/ Con tutti quegli “yogurt”, era necessario inventarne un altro? Sì, se servirà a renderci “liberi e uguali”

di GIUSEPPE MARICONDA – Anni or sono (forse venti e qualcosa in più…) le radio, le tv e i giornali vennero invasi da uno spot pubblicitario martellante, che si concludeva con una domanda, diventata poi un tormentone: “Ma con tutti gli yogurt che ci sono era proprio necessario inventarne un altro?”. Più o meno così, vado a memoria…

La risposta la diede il mercato: un boom iniziale, arrivato al 2,5 per cento del consumo totale di quel tipo di prodotto, con un incasso che raddoppiava gli investimenti pubblicitari; ma nel giro di un quinquennio, o poco più, la diversità di vedute tra le due società produttrici (una francese e l’altra tedesca) portarono alla scomparsa dagli scaffali dei supermercati italiani dei vasetti con quel nome, entrato ormai nel linguaggio comune e nelle battute degli italiani. E’ rimasto solo argomento di studio e di analisi per gli esperti del settore.

Questo ricordo mi è tornato in mente proprio in questi giorni, quando si preparava la grande assemblea di “Liberi e Uguali”. Ma con tutti i partiti che ci sono a sinistra, mi domandavo, era proprio necessario inventarsene un altro? In attesa della risposta del mercato, che in questo caso è il corpo elettorale, posso anticipare la mia: sì. Era proprio necessario “offrire una nuova casa a chi non si sente rappresentato”, come ha detto il presidente del senato Pietro Grasso raccogliendo l’invito a guidare la nuova formazione, che ha l’ambizione di rimettere insieme le diverse formazioni in cui la sinistra, più o meno recentemente, si è divisa: Mdp, Sinistra italiana, Possibile e forse ne dimentico ancora qualcuna.

Una operazione di “marketing” elettorale? Può darsi. Certo, però, necessaria. Utile se non indispensabile un luogo dove confrontarsi per offrire al paese un progetto diverso; un progetto che, mettendo insieme culture diverse, era riuscito dieci anni or sono a dar vita al Pd. Progetto che poi man mano è andato perdendo – come dire? – la forza propulsiva della novità e si è trasformato, in maniera forse non ancora completa, in un contenitore dove stanno insieme tutto e il suo contrario. Una sorta di nuova Democrazia Cristiana, che ha contribuito a convincere buona parte degli elettori che la parola “sinistra” stava ormai scomparendo dal panorama politico italiano, e di conseguenza astenersi dal voto o andare a sfogare le proprie delusioni con scelte senza una prospettiva.

Ascoltando l’altra sera il segretario del Pd Matteo Renzi rivendicare il voto utile per non dare vantaggi alla destra e porre la domanda se a comandare – nella nuova formazione – non fosse ancora Massimo d’Alema, in fatto di ricordi me ne è tornato un altro. Più o meno un ventennio prima della comparsa del tormentone-yogurt, in una campagna elettorale difficile per il paese ed in particolare per la provincia di Avellino, il partito socialista candidò un docente universitario in un collegio che raggruppava zone che lui, nei suoi saggi di economia, aveva definito “dell’osso”. Sostenendo, riassumo molto sommariamente, che non si intravedevano prospettive di sviluppo e che andavano abbandonate…

Il candidato della sinistra indipendente organizzò una campagna elettorale andando comune per comune a spiegare la “teoria dell’osso” e citando in negativo gli studi, le analisi, le conclusioni del docente. Risultato? Convinse gli elettori a votarlo. Illustrando i suoi trascorsi, le sue teorie, la sua grande cultura fece in modo che tutti lo conoscessero bene e lo scegliessero

Ora un’altra domanda mi frulla nella mente: “Non è che Renzi, rottamando a parole D’Alema e disprezzando tutto quello che ha fatto negli anni di grande impegno nella politica, nella cultura e nella storia di questo paese (e non solo), convince la gente a votarlo?”.

Le premesse ci sono, poi si vedrà. Tenendo sempre a memoria che lo yogurt scomparve dal mercato per le liti tra i due azionisti…

 

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