Omicidio Pasolini, spunta un supertestimone: il caso si riapre?

PASOLINITorna all’esame della Procura di Roma il giallo dell’omicidio di Pier Paolo Pasolini. Un delitto per il quale fu condannato Pino Pelosi che all’epoca dei fatti aveva 17 anni. L’omicidio avvenne nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 all’Idroscalo di Ostia. Una precedente inchiesta affidata al pm Francesco Minisci finì in archivio su richiesta dello stesso magistrato ma ora c’è una nuova istanza all’esame dello stesso magistrato. A sollecitare nuovi accertamenti è stato l’avvocato Stefano Maccioni legale di Guido Mazzoni cugino di Pasolini. A Minisci che dovrà valutare se ci siano sufficienti elementi per riaprire le indagini, l’avvocato Maccioni chiede accertamenti sul dna ricavato da una macchia trovata su un maglione che indossava il regista-scrittore. E non solo.

Il mistero del furto delle pizze del film ‘Salò o le 120 giornate di Sodoma’. In attesa della decisione del pm, l’avvocato Stefano Maccioni legale del cugino del poeta, ha fatto una rivelazione importante intervenendo su Radio Cusano Campus a ‘La Storia Oscura’  trasmissione curata e condotta da Fabio Camillacci. L’avvocato Maccioni infatti ha parlato dell’esistenza di un super testimone: “Il furto delle pizze del film ‘Salò o le 120 giornate di Sodoma’ e la successiva estorsione perpetrata ai danni di Pasolini per restituirgli le stesse pellicole rubate, avevano un obiettivo ben preciso: portare il poeta in un posto isolato come l’Idroscalo di Ostia per poi ucciderlo”.

Un’estorsione ben architettata per uccidere il poeta. Su questo punto l’avvocato Maccioni ha precisato: “Dietro all’estorsione c’è qualcosa di più. Cioè Pasolini non venne portato all’Idroscalo esclusivamente per restituirgli le pizze del film dietro pagamento di una somma di denaro, ma, dietro a questa estorsione ci fu chiaramente la volontà di ucciderlo per motivazioni che esulano dalla restituzione delle pellicole e che sarebbero invece da ricondursi a ciò che Pasolini aveva appreso in relazione a documenti scottanti. Rivelazioni scottanti che Pasolini aveva fatto trapelare su un paio di articoli di giornale pubblicati sul Corriere della Sera, uno peraltro pochi mesi prima di morire, e soprattutto nel suo libro ‘Petrolio’ che lo scrittore non riuscì a completare perché appunto fu ucciso”.

Il supertestimone e l’ombra della P2. Il legale della famiglia Pasolini poi a Radio Cusano Campus ha detto: “Il tutto secondo me, secondo quanto ho potuto appurare è da ricollegare alla P2, visto che le rivelazioni di Pasolini riguardavano soprattutto Eugenio Cefis, fondatore della stessa Loggia massonica. A tal proposito, sto raccogliendo una dichiarazione molto importante che allegherò alla documentazione già depositata in Procura al magistrato. Si tratta di una persona che incontrò Pasolini il 30 ottobre del 1975 a Stoccolma, quindi 2 giorni prima di essere ucciso. Si tratta di una dichiarazione molto importante che farebbe emergere un evidente timore di Pasolini per quello che stava accadendo in quei giorni. A questo bisogna aggiungere, come sapete, le tracce biologiche ritrovate nell’auto di Pasolini e che non appartengono né al poeta, né a Pino Pelosi, ovvero al momento l’unico colpevole dell’omicidio”. Si riuscirà ad arrivare finalmente alla verità 41 anni dopo?

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