Nuova tegola giudiziaria su Pizzarotti per una operazione che liberò il Comune di Parma da un debito di 40 milioni

Pizzarotti_Stfeano_microfoni_FgUna nuova tegola piove sulla testa del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, probabilmente destinata anch’essa – come quella per le nomine al Teatro Regio – a finire tra i calcinacci giudiziari. Vediamo di che cosa si tratta. Il sindaco di Parma, ex M5S, ha appreso di essere ora sotto inchiesta insieme all’ex commissario prefettizio Mario Ciclosi per la cessione della quota di maggioranza della società di trasformazione urbana che ha realizzato un vasto intervento nel quartiere San Leonardo. La notizia è stata confermata dallo stesso Pizzarotti su Facebook.

L’accusa sarebbe di “turbata libertà di scelta del contraente” per la vendita della Stu Pasubio, la società per la riqualificazione del comparto della zona di via Pasubio, ceduta nell’ottobre 2012 alla reggiana Remilia (gruppo Unieco). Accanto al nome di Pizzarotti figura quello dell’ex commissario Mario Ciclosi, alla guida del Comune per sei mesi, dal novembre 2011 fino alle elezioni del maggio 2012, vinte dalla lista Cinquestelle. Nel mirino  ci sarebbero anche i membri del consiglio di amministrazione  della partecipata in carica quando ci fu la vendita.

Le indagini sono condotte dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, coordinato dalla pm Paola Dal Monte. Il fascicolo era stato aperto nel 2012 in modo autonomo, non in seguito ad esposti presentati. Pizzarotti, in un post su Facebook pubblicato nella tarda serata di ieri, si è detto “sorpreso dell’indagine, visto che la vendita di Stu Pasubio era una procedura già in atto e visto che la società in questione era una partecipata che aveva oltre 40 milioni di debiti. Chi l’ha comprata era l’unico soggetto che aveva interesse ad acquisire la partecipazione per completare l’operazione immobiliare. Quello che abbiamo fatto noi, continuando l’operazione del commissario Ciclosi, è stato di liberare i parmigiani da un debito di più di 40 milioni lasciato in eredità”. Il sindaco aggiunge: “Sono tranquillo, sono sereno, soprattutto perché non mi occupo dei bandi di gara che escono, ci sono i tecnici per questo. So che anche questa volta il risultato è stato salvaguardare gli interessi dei parmigiani. Mi sono preso un impegno verso la città, assumendomi ogni onere. Continuerò a fare quello che ho sempre fatto, nel rispetto della legge e a tutela dei miei concittadini. Mi sorprende solo che ancora una volta la notizia esca dalla Procura senza che un avviso di garanzia con dettagli utili e dati essenziali arrivi al diretto interessato”.

Dopo l’archiviazione dell’inchiesta per abuso d’ufficio sulle nomine dei vertici del teatro Regio, la magistratura continua ad indagare il sindaco anche per l’alluvione del torrente Baganza dell’ottobre 2014, quando gran parte della zona sud di Parma venne invasa da fango ed acqua. L’accusa in questo caso è di disastro colposo.

Insomma, anche questa vicenda dimostra che fare il sindaco – per di più con le norme vigenti in materia di procedura penale e civile e con gli intrecci tra queste norme e la litigiosità politica sempre più invasiva –  sia oggi in Italia davvero difficile. Ecco perché è ora che anche il M5s (ma lo stesso vale per tutte le forze politiche e ancor più per il sistema dell’informazione) dia spazio a quello che quasi con disprezzo viene definito “garantismo” ed è invece un doveroso rispetto della presunzione di innocenza sancito dalla Costituzione per difendersi dal “giustizialismo”.

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