Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha svolto oggi una informativa al Senato e alla Camera sia per fare un punto sull’azione del governo per fermare in Italia l’epidemia di coronavirus, sia per anticipare come questa azione proseguirà nelle fasi successive a partire dal 4 maggio, sia per aggiornare il parlamento sull’azione che il governo sta conducendo e condurrà in sede europea per ottenere che l’UE faccia la sua parte efficacemente nei confronti degli Stati (e in particolare dell’Italia) per fronteggiare la crisi economica che la pandemia sta provocando in tutti gli stati.
Conte ha subito affermato che occorre “potenziare ulteriormente la nostra risposta di politica economica. Per tale ragione, in aggiunta ai 25 mld di euro già stanziati con il ‘Cura Italia‘, il governo invierà in brevissimo al Parlamento un’ulteriore relazione contenente la richiesta di scostamento dagli obiettivi di bilancio pari alla cifra ben superiore a quella stanziata a marzo: una cifra non inferiore a 50 miliardi di euro che si aggiungeranno ai 25 miliardi già stanziati”.
“La pandemia – ha detto Conte – ha costretto a misure di estrema urgenza adottate sempre nel rispetto dei principi di massima precauzione e di proporzionalità. In ogni più delicato passaggio – ha precisato – ho sempre avuto la massima premura affinché fosse preservato il delicato equilibrio fra i molteplici valori coinvolti, tutti di rango costituzionale, e affinché fosse assicurato che i diversi organi costituzionali, ciascuno espressione di irrinunciabili garanzie, fossero coinvolti nella misura più ampia possibile, soprattutto a tutela del principio supremo di democraticità che informa di sé l’intero ordinamento giuridico”.
La fase 2 – Dopo aver ammesso la difficoltà per i cittadini di continuare ad osservare limitazioni profonde che tutti hanno dovuto subire e che il ritorno alla normalità è un’aspirazione comprensibile di tutti, Conte ha informato che il governo sta elaborando un programma di progressive aperture, omogeneo su base nazionale, che consenta di aprire buona parte delle attività produttive e commerciali tenendo sotto controllo però la curva del contagio, in modo da intervenire laddove questa si innalzi oltre una certa soglia, soglia che non pensiamo debba essere formulata in termini astratti ma che vogliamo sia commisurata alla ricettività delle strutture ospedaliere di riferimento”. “Si prospetta adesso una fase molto complessa” nella quale – ha precisato Conte – si procede “ad un allentamento delle restrizioni che riguardano attività produttive e commerciali. Stiamo facendo il possibile per preservare l’efficienza del tessuto produttivo. Riaprire, cioè, ma sulla base di un piano ben articolato, che prevede una nuova organizzazione del lavoro, di trasporti e di tutte le attività connesse”.
“Una volta completato questo programma – ha assicurato – lo discuteremo con tutti i soggetti interessati: enti locali, imprese, sindacati. Si tratta di uno dei passaggi più sensibili. Siamo consapevoli che un’imprudenza, un’avventatezza in questa fase può compromettere tutti i sacrifici che con responsabilità e disciplina abbiamo affrontato fin qui”.
Conte ha spiegato inoltre che “il governo si sta adoperando perché siano rafforzati tutti i servizi di prevenzione e sta sollecitando una rinnovata integrazione tra le politiche sanitarie e quelle sociali, con particolare attenzione a case di cura e residenze sanitarie assistenziali, dove si è verificata, purtroppo, un’esplosione incontrollata dei contagi, specialmente in alcune aree del Paese”.
Poi ha riassunto la risposta sanitaria all’emergenza in 5 punti, elaborata dal governo per fronteggiare il Covid-19: mantenere e far rispettare, a tutti i livelli, le misure per il distanziamento sociale e promuovere l’utilizzo diffuso dei dispositivi di protezione individuale, fino a quando non saranno disponibili una specifica terapia e un vaccino”. Tuttavia occorre un “rafforzamento della strategia di mappatura dei contatti sospetti, il cosiddetto contact tracing, e di teleassistenza con l’utilizzo delle nuove tecnologie. L’immediatezza nella individuazione dei contatti stretti dei casi positivi e il loro conseguente isolamento sono cruciali per evitare che singoli contagiati possano determinare nuovi focolai. Per questo, un’adeguata applicazione informativa direttamente disponibile su smartphone è uno strumento essenziale per accelerare tale processo”.
L’applicazione Immuni – ha precisato Conte – sarà “offerta su base volontaria e non obbligatoria e faremo in modo che chi non vorrà scaricarla non subirà limitazione nei movimenti o altri pregiudizi. Un team composto dal ministero dell’Innovazione, dal ministero della Salute e da esperti in sicurezza cibernetica sta affiancando il Commissario Arcuri al fine di implementare questa applicazione nel migliore dei modi e con le più elevate garanzie”.
“Inoltre ho dato indicazioni affinché i capigruppo, di maggioranza e di minoranza – ha aggiunto – siano costantemente informati su questo processo applicativo. Io stesso mi riservo, in una fase più avanzata, di riferire puntualmente alle Camere sui dettagli di questa applicazione, nella consapevolezza che il coinvolgimento del Parlamento deve essere pieno e stringente, essendo coinvolti diritti costituzionali fondamentali, come la dignità della persona, il diritto alla riservatezza e all’identità personale, come pure la tutela della salute pubblica e l’esigenza di proteggere un asset informativo di primaria importanza nella logica degli interessi strategici nazionali”.
Conte ha rivolto un ringraziamento alla maggioranza che sostiene il governo, i presidenti dei gruppi in primo luogo, ma anche a ogni singolo parlamentare, per l’impegno, l’apporto costruttivo, anche critico, e il sostegno che non ci state mai facendo mancare” . Poi, rivolgendosi all’opposizione, ha precisato: “In un momento così difficile per la vita della Nazione, desidero confermare la piena disponibilità al dialogo mio e dell’intero governo con le forze dell’opposizione…”, ma è stato interrotto dalle contestazioni dai banchi delle opposizioni (mormorii, fischi e buu), che si sono protratte nonostante l’invito della presidente dell’Assemblea di palazzo Madama, Elisabetta Casellati, al “rispetto”.
Ma Conte non si è lasciato né zittire, né provocare, insistendo: “Il contributo di una opposizione responsabile e consapevole della gravità dell’ora troverà sempre apertura e considerazione”. E ha aggiunto: “Sono consapevole che l’iter di conversione in legge dei decreti-legge finora adottati ha lasciato parzialmente insoddisfatte le legittime aspettative delle forze politiche, di poter contribuire, con proprie proposte, alla definizione del quadro degli interventi – ha aggiunto – Ringrazio sentitamente i gruppi parlamentari per la consapevolezza mostrata del contesto particolarmente critico nel quale, in ragione dell’emergenza, siamo tutti costretti a operare”.
Conte ha assicurato che, “nella costruzione dell’ampio corpus di misure che troveranno collocazione nel prossimo decreto-legge, al quale ho fatto cenno, sarà assicurata la massima attenzione alle istanze e alle proposte dei parlamentari, anche in conformità agli impegni assunti dal governo e formalizzati in specifici ordini del giorno, accolti in sede di esame parlamentare di esame del decreto-legge cosiddetto ‘Cura Italia’”.
Poi si è occupato dei rapporti con l’Ue. “Non ci saranno alcuni vincitori e alcuni perdenti. O vinceremo tutti, o perderemo tutti…” ha scandito riferendosi al negoziato sugli aiuti per l’emergenza Covid-19. ”Non potrò accettare un compromesso al ribasso” ha ribadito. ”Le consultazioni” con i Paesi del G7 “hanno fatto da subito emergere la magnitudo dello spazio fiscale messo in campo da Usa, Cina e dallo stesso Giappone. Di fronte a risposte di diversi trilioni di dollari, la risposta complessiva europea all’emergenza economica legata al Covid-19 non si è ancora configurata di livello adeguato. Per questa ragione non potrò accettare un compromesso al ribasso, non siamo di fronte a un negoziato a somma zero”.
Conte ha sottolineato che “il Recovery fund è una parte essenziale” della trattiva in Ue. “Questo nuovo strumento di finanziamento dovrà essere conforme ai trattati perché non abbiamo tempo per modificarli. Va gestito a livello europeo senza carattere bilaterale, deve essere ben più consistente degli strumenti attuali, mirato a far fronte a tutte le conseguenze economiche e sociali, dovrà essere immediatamente disponibile e se dovrà ricadere nel quadro finanziario pluriennale dovrà essere messo a disposizione subito, attraverso garanzie che ne anticipino l’applicazione” ha detto il premier.
Poi Conte ha affrontato la controversia sul MES. Sull’attivazione di una “linea di credito dedicata alle spese sanitarie ed erogata dal Meccanismo europeo di stabilità, si è alimentato, nelle ultime settimane, un dibattito che rischia di dividere l’Italia in opposte tifoserie” ha osservato. “L’Europa non deve ritrovarsi nuovamente a chiedere scusa, nei confronti di nessun Paese, come è successo in passato, quando ha imposto alla Grecia programmi particolarmente severi. Di qui la mia posizione di assoluta cautela” di fronte alla “sfida epocale che abbiamo di fronte, non si può pensare che la risposta possa essere affidata a interventi modesti” sul piano finanziario e “per di più basati su un accordo intergovernativo come il Mes, pensato per gestire crisi assai diverse”, riguardanti singoli Paesi e imputabili a squilibri di natura economica, ricordando che “insieme ad altri otto Paesi membri, l’Italia ha lanciato una sfida ambiziosa all’Europa, invitandola a introdurre nuovi strumenti per affrontare e superare al più presto questa crisi”.
“Alcuni dei Paesi che hanno condiviso questa nostra impostazione, hanno dichiarato da subito – lo voglio dire apertamente, la Spagna – di essere interessati al Mes, purché non abbia le rigide condizionalità applicate in altre circostanze, ma solo la condizione che l’utilizzo del finanziamento sia per far fronte alle spese sanitarie, dirette e indirette. Rifiutare la nuova linea di credito significherebbe fare un torto ai Paesi, che pure sono a noi affiancati in questa battaglia, e che intendono invece usufruirne. Resto però convinto che all’Italia serva altro”, ha rimarcato ancora il presidente del Consiglio, ricordando di aver “già dichiarato che questa discussione” sul Mes “debba avvenire in modo pubblico e trasparente dinanzi al Parlamento a cui spetta l’ultima parola”.
Conte ha poi rivolto una raccomandazione alle Regioni: “La Cassa integrazione in deroga, come sapete, passa attraverso le Regioni. Mi permetto di sollecitare le Regioni che non hanno fatto pervenire i flussi a farli pervenire quanto prima, altrimenti non potremo erogare i soldi”.
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