NEL SEGNO DI DZEKO/ Un guizzo del “Cigno di Sarajevo” fa volare la Roma in Champions. Dopo 11 anni l’Italia riporta due squadre nei quarti. Impresa Montella col Siviglia

di FABIO CAMILLACCI/ Edin Dzeko: l’uomo della provvidenza giallorossa. Proprio lui, “il Cigno di Sarajevo” che al mercato di gennaio è stato sul punto di lasciare la Capitale: la proprietà americana guidata da Pallotta infatti, per fare nuovamente cassa, avrebbe voluto cederlo al Chelsea di Conte insieme al terzino Emerson Palmieri. Dzeko ha preferito restare in Italia ,anche per motivi personali, e stasera proprio lui ha segnato il gol vittoria all’Olimpico contro lo Shakhtar, portando la Roma tra le otto regine d’Europa. È la quarta volta nella storia che i giallorossi volano ai quarti di finale della Coppa Campioni-Champions League. Il sigillo dell’attaccante bosniaco arriva nei primi minuti del secondo tempo e basta per ribaltare l’1-2 subito in Ucraina nel match d’andata, visto che a parità di reti segnate nella doppia sfida, quelle fatte in trasferta valgono doppio. E’ un risultato storico anche per l’Italia: riportiamo due squadre ai quarti di Champions dopo ben 11 anni. Inoltre, in attesa di sapere se a Conte riuscirà l’impresa col Chelsea a Barcellona, ci sono tre tecnici italiani tra le migliori 8 d’Europa: Di Francesco con la Roma, Allegri con la Juventus e Montella col Siviglia. Straordinaria l’impresa degli spagnoli guidati dal tanto bistrattato ex allenatore del Milan: a Old Trafford, a sorpresa, dopo lo 0-0 dell’andata, finisce 2-1 per il Siviglia contro il Manchester United di Josè Mourinho. Il bello della Champions e del calcio: anche una compagine non quotata come quella andalusa può affondare i miliardari e blasonati Red Devils” capitanati dallo Special One.

Roma-Shakhtar 1-0, il primo tempo. Non è stata una bella partita, ma stasera il gioco contava poco. Quel che contava, invece, era vincere, anche soffrendo. E la Roma ci è riuscita. Volando così tra le migliori 8 squadre del Vecchio Continente. Di Francesco in partenza conferma la formazione tipo, optando come modulo per il 4-3-3, rispetto al 4-2-3-1 ipotizzato dalla stampa alla vigilia. Modulo, il 4-2-3-1, confermato invece dal tecnico degli ucraini Fonseca, puntando sul palleggio che gli permette di tenere in pugno la partita per lunghi tratti del primo tempo. La Roma, dal canto suo, prova ad aggredire ad intermittenza, ma non trova mai le misure giuste e finisce spesso nel ritrovarsi imbrigliata nel lungo possesso palla avversario. Mentre gli attaccanti capitolini finiscono spesso in fuorigioco. Così i minuti scorrono senza molti sussulti, con lo Shakhtar che cerca di allungare il campo (quando la Roma si ritrae) per trovare gli spazi per far male e la squadra di Di Francesco che prova un paio di spunti in fascia, con la regia iniziale di Dzeko e la sovrapposizione di Kolarov su Perotti. Di emozioni vere, però, poche, se non zero.

La ripresa è tutta altra storia. Anche perché la Roma trova quasi subito il gol del vantaggio. E’ il 7′ del secondo tempo: con una splendida giocata in verticale, Strootman pesca Dzeko nello spazio e il bosniaco è bravo a scattare al momento giusto sul filo dell’off-side per poi trafiggere Pyatov in uscita con un esterno destro che passa beffardo sotto le gambe del portiere e si adagia in fondo alla rete. L’Olimpico si infiamma e tre minuti dopo la Roma ha anche la palla del 2-0, ma da buona posizione Perotti calcia debolmente tra le braccia dello stesso Pyatov. Ora lo spartito della gara è diverso, con lo Shakhtar costretto ad alzare il ritmo per cercare il gol del pari. De Rossi salva splendidamente in tackle su due situazioni pericolose in area di rigore, dall’altra parte invece Dzeko è ancora pericolosissimo al 17’ con un destro da fuori area fuori di un soffio fuori; da apprezzare l’aggancio in corsa e lo scarico di Nainggolan sul rimorchio del bosniaco. Di Francesco decide di rinforzare la fascia destra, dove gli ucraini sembrano poter essere più pericolosi e mette dentro Gerson per uno stanco e claudicante Under. Al brasiliano il compito di fare densità in mezzo al campo e coprire in fascia le discese del guizzante Ismaily.

Finale per cuori forti. Al 22′, su una ripartenza è ancora la Roma a rendersi pericolosa, sempre con Dzeko, che conclude male un coast to coast di Perotti. Poi tocca a Gerson avere un pallone d’oro (28’) su assist di Kolarov, ma il brasiliano perde il tempo giusto per calciare e spreca tutto malamente. Il leit motiv è oramai questo, con lo Shakhtar proteso in avanti a caccia del gol-qualificazione e la Roma pronta a colpire negli spazi. Al 33’ succede di tutto. Un errore in disimpegno dello Shakhtar libera Dzeko davanti a Pyatov e Ordets non può far altro che fermarne la corsa trattenendolo per un braccio. Il rosso è matematico, Ferreyra perde le staffe e se la prende con un raccattapalle, reo secondo l’argentino di perdere tempo. Scoppia anche un accenno di rissa, subito rientrato. L’ultima mossa di Fonseca è Dentinho, l’uomo che in pieno recupero arriva in ritardo di un soffio sull’assist di Taison gelando i 50 mila dell’Olimpico. Finisce così: è apoteosi giallorossa.

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