Mossa ostile di Salvini verso Draghi: fa assentare i ministri leghisti dal Consiglio dei ministri sulla delega per la riforma fiscale

di NINO EMONESI – Ventiquattr’ore dopo l’esito delle elezioni amministrative – che hanno segnato un ridimensionamento delle ambizioni di Lega e Forza Italia – Matteo Salvini ha deciso di aprire una sorta di vertenza con il presidente del Consiglio Mario Draghi e lo fatto attaccandolo sulla delega fiscale, anzi sul punto centrale di questa delega al governo che riguarda la revisione del catasto. Prima la mossa consistente nel non far partecipare ieri pomeriggio i ministri leghisti Giorgetti e Garavaglia alla riunione del Consiglio dei ministri, poi una conferenza stampa indetta in concomitanza con quella (foto) convocata da Draghi e dal ministro dell’Economia, Daniele Franco, proprio per illustrare l’iter della delega per la riforma fiscale (foto), i tempi e i criteri, con specifico riferimento alla correzione dei criteri di valutazione delle rendite catastali.

Salvini in sostanza ha accusato Draghi di avere violato le regole che un presidente del Consiglio deve osservare nei riguardi dei partiti che lo sostengono. Insomma un gesto di rottura del capo dellaLega nei confronti del capo di un governo, di cui la Lega fa parte. Quale seguito avrà?

Secondo alcuni nessuno, perché l’obiettivo di Salvini era quello di uscire dall’angolo in cui la votazione di domenica scorsa nelle maggiori città lo ha costretto e dal peso sempre più marginale che sta avendo rispetto alla Meloni. La quale, a sua volta, continua a dire che quando si voterà per la successione di Mattarella al Quirinale è disposta a votare per Draghi a patto che il parlamento sia sciolto con due anni di anticipo sulla scadenza e si vada a votare subito, non nel 2023 alla scadenza naturale della legislatura.

Insomma la destra ricorre all’arma del ricatto tentando di provocare la crisi di governo, nella speranza di poter conquistare la maggioranza in parlamento.

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