Morto per covid anche Giovanni Gastel che aveva fatto della fotografia un’arte messa a disposizione anche della moda

Giovanni Gastel accarezza la foto di Bebe Vio esposta nell’ambito della mostra dal titolo “Giovanni Gastel per il Piccolo Principe” allestita all’Auditorium della Conciliazione di Roma (foto Ansa di Maurizio Brambatti) 

di BIANCA MARIA MANFREDI (Ansa)Bebe Vio che si tocca il volto con le mani (foto), anzi con le protesi, Barack Obama che ride libero dalla cravatta, Micheal Stipe dei Rem con una mela verde sulla testa, ma anche Fiorello, Forattini, Tiziano Ferro, Ligabue, Monica Bellucci, Roberto Bolle:  sono tanti i personaggi che Giovanni Gastel ha ritratto nella sua lunga carriera iniziata negli anni ’70, nella cantina di casa, e terminata con la sua morte per covid oggi all’ospedale in Fiera di Milano. “Fotografo delle anime perse“, lo ha ricordato Piero Pelù.

Ultimo di sette figli di Giuseppe Gastel e Ida Visconti di Modrone, nipote di Luchino Visconti, nato nel 1955, aveva scelto di seguire la sua passione, la fotografia, anziché la laurea. 

Aveva venduto la prima foto a 17 anni ma è nel 1981 che è iniziata la sua carriera nel mondo della moda, dove ha lavorato per riviste come Vogue e realizzato tante campagne storiche dei marchi del made in Italy e non solo.
Questo però non gli è bastato. Ha pubblicato poesie e ha iniziato a realizzare dagli anni Novanta anche progetti esclusivamente artistici. E’ del 1997 la prima grande mostra, alla Triennale di Milano, curata dal critico Germano Celant con cui ha poi continuato a collaborare. E anche grazie alla fama che si è conquistato che ha iniziato ad occuparsi dei ritratti in modo sempre maggiore. Ritratti di vip, ma anche ritratti che si è offerto di scattare per beneficienze, come quello che ha messo in palio ad un asta solo pochi mesi fa. Gentile, elegante, appassionato “ha saputo ritrarre e cogliere l’intimità dei grandi personaggi della moda e della cultura internazionale” ha riconosciuto il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini.
Proprio ai ritratti è dedicata la sua ultima mostra ‘The People I Like‘ che ha chiuso lo scorso 21 febbraio al Maxxi di Roma. Una esposizione divisa in due sezioni: una con un ordine “sentimentale”, una dove tutti i protagonisti sono fotografati con lo stesso sfondo, indossando un “lupetto nero. Lì è tutto uguale, il fondo è sempre lo stesso, così mi sono potuto concentrare sulla persona, volto e mani. E quindi sulla loro anima” ha raccontato in un’intervista.

Non ha però mai abbandonato la moda. Il suo ultimo post su Facebook, solo di qualche giorno fa, riporta la fotografia di Malika Ayane che ha realizzato per la campagna pubblicitaria di Chiara Boni. “Due amiche” le ha definite nel messaggio sul suo profilo dove si trovano insieme lavori ‘artistici’ e il sorriso del nipotino, momenti pubblici e privati.

E’ del 17 febbraio il messaggio di addio ad un altro grande fotografo: Efrem Raimondi, morto per un infarto, con una frase che ben si adatta anche alla sua scomparsa. “Quando muore un amico vero, che è anche un collega di straordinario talento si mischiano nel cuore molti dolori. Il dolore per l’amico partito, il dolore per la perdita di uno dei cervelli più belli e lucidi del nostro settore e il dolore per quello che il suo talento avrebbe ancora potuto regalare al mondo“.

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