MORTI PER BOTULINO/ I recenti casi registrati in Calabria e in Sardegna, riaccendono il dibattito su un aspetto poco conosciuto del nostro sistema sanitario: il siero antitossina botulinica

di ALESSIA ALIMONDA/ Le recenti emergenze sanitarie, in particolare i casi sospetti di intossicazione da tossina botulinica in Calabria e Sardegna, hanno riacceso i riflettori su un aspetto poco conosciuto del nostro sistema sanitario: l’antidoto contro il botulino, il siero antitossina, non è distribuito negli ospedali, ma è conservato in un’unica sede nazionale. ​Questa scelta, che potrebbe apparire insolita, risponde a logiche ben precise di sicurezza, normativa e logistica. L’unico deposito in Italia è l’IRCCS Maugeri di Pavia, un centro di riferimento nazionale per la gestione dei casi di botulismo. Ma perché una centralizzazione così stringente? E come funziona la produzione di questo siero salvavita?

Un antidoto “speciale”. ​L’antidoto contro il botulismo è un siero antitossina botulinica, una miscela di anticorpi (immunoglobuline policlonali) capaci di neutralizzare la tossina prodotta dal batterio Clostridium botulinum. Il processo di produzione è lungo e delicato: si basa sull’immunizzazione di animali, in genere cavalli, ai quali vengono somministrate dosi inattivate della tossina. Gli animali sviluppano una risposta immunitaria e producono gli anticorpi, che vengono poi estratti e purificati per diventare il siero. ​Questo farmaco, per la sua natura e per il suo metodo di produzione, è considerato un farmaco a “uso eccezionale”. Non è prodotto in quantità illimitate, richiede una conservazione molto rigorosa e la sua somministrazione è regolata da protocolli clinici strettissimi.

Perché è conservato solo a Pavia? La decisione di concentrare l’antidoto a Pavia non è casuale, ma è il risultato di precise scelte strategiche. L’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) Maugeri di Pavia è la struttura di riferimento a livello nazionale per la gestione del botulismo e dispone di:

• ​Sistemi di conservazione certificati: il siero deve essere mantenuto a temperature e condizioni specifiche per garantirne l’integrità ed efficacia.

• ​Personale specializzato: la struttura è dotata di esperti nella valutazione dei casi sospetti e nella gestione delle emergenze.

• ​Procedure d’urgenza consolidate: esistono protocolli ben definiti per una risposta rapida in caso di allerta.

La legge italiana, in accordo con il Ministero della Salute, ha stabilito che nessuna struttura ospedaliera possa conservare autonomamente il farmaco. Mantenere un controllo centralizzato sull’integrità del siero e sulla sua disponibilità permette una gestione più efficace e sicura, anche in caso di emergenze multiple in diverse parti del Paese.

​Come funziona la distribuzione in caso di emergenza. ​Quando si verifica un caso di sospetto botulismo, l’ospedale o il servizio sanitario locale non deve fare altro che attivare la procedura d’urgenza. Il primo passo è contattare il Centro antiveleni di Pavia. Dopo la valutazione della situazione e la conferma della necessità, il Centro richiede ufficialmente la distribuzione del siero al Ministero della Salute. ​Il farmaco viene prelevato dai depositi autorizzati, come la Farmacia Militare di Taranto, e viene spedito con mezzi speciali, spesso con l’ausilio di velivoli del 118 o della Protezione Civile. Questo sistema, pur potendo sembrare complesso, è stato implementato proprio per garantire la massima tempestività e sicurezza. ​La scelta di un sistema centralizzato si basa su un principio di massima precauzione, per evitare sprechi, garantire il controllo dei dosaggi e assicurare che ogni intervento avvenga sotto la supervisione di personale altamente specializzato. L’Italia, inoltre, è parte di un network internazionale che permette lo scambio di dati e informazioni per accelerare l’invio dell’antidoto in caso di necessità.

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