Migranti: Merkel e Renzi d’accordo sul Brennero ma non su chi paga. E da Trani una tegola per la Deutsche Bank

Renzi e MerkelNell’incontro di ieri a Roma la Merkel e Renzi sono stati d’accordo nel difendere il trattato di Schengen e nel deplorare il parziale blocco del Brennero deciso dall’Austria per arginare il flusso dei migranti ma non sulle spese che l’Europa dovrà sostenere per accogliere profughi e richiedenti asilo in arrivo da Asia, Africa e Medio Oriente. Insomma a Berlino il meccanismo di finanziamento del Migration Compact proposto da Roma non piace, anche se i due leader hanno cercato  di minimizzare le distanze, ovattandole con baci e reciproci complimenti (la cancelliera si è spinta fino ad elogiare la riforma costituzionale di Renzi, tanto a lei non gliene importa del rispetto o meno della Costituzione italiana!).

Per cui Renzi si compiace: “Abbiamo opinioni diverse su questo punto, ma a me interessa il risultato: trovare fondi per l’Africa”, sottolinea  lasciando aperta qualsiasi opzione alternativa. Purché le risorse si mettano sul tavolo: “Non sono innamorato di una forma di finanziamento o un’altra”, ripete anche più tardi. La cancelliera lo ascolta. Non si muove dalla sua posizione, quella di una Germania che non vuol sentire parlare di condivisione del debito, ma rilancia proponendo la sua idea: quella di usare la flessibilità all’interno del bilancio Ue. Un po’ come accaduto per finanziare l’accordo con la Turchia, spiega.

Insomma i distinguo ci sono e restano ma la parola d’ordine è rimanere compatti perché “è un dovere di tutti che la scommessa europea sull’immigrazione funzioni. Siamo impegnati affinché l’accordo con la Turchia possa essere ulteriormente incoraggiato”, dice Renzi parlando di “forte convergenza” con Berlino sui migranti. Frau Angela rilancia: “Dobbiamo difendere il trattato di Schengen, altrimenti si rischia di ricadere nei nazionalismi. E’ in gioco il futuro dell’Europa”, dice mentre rimbalza dalla sala l’attesa domanda sul Brennero e su quella definizione – “scafisti di Stato” – con cui il leader dell’ultradestra austriaca, Heinz-Christian Strache, ha bollato il duo Renzi-Merkel.

Il premier italiano la liquida come “una frase vergognosa”, ribadendo che l’ipotesi della chiusura del valico “simbolo” e la posizione di Vienna sono “fuori dalla storia, anacronistiche e non giustificate da nessuna emergenza”. Anche perché i numeri degli arrivi dalla Libia non parlano di emergenza, aggiunge. “Serve una risposta politica, non tecnica”, rimarca Angela, spiegando che “i problemi non si risolvono con la chiusura dei confini. Sono stata molto critica anche nel caso del muro della Macedonia. Dobbiamo essere leali gli uni con gli altri”, aggiunge senza sbilanciarsi di più ma chiarendo, almeno in parte, la sua posizione sul Brennero apparsa finora un po’ ambigua. E lancia un assist a Roma, che “non va lasciata sola nell’emergenza migranti”, usando la stessa frase ribadita a Roma anche dal presidente della commissione Ue, Jean Claude Juncker.

Poi Angela glissa sul richiamo al’Italia del direttore della Deutsche Bank e la butta in scherzo con Matteo con scambio di battute sul calcio e su quel ‘destino comune’ che ora unisce i due Paesi anche grazie a  Carlo Ancelotti allenatore del Bayern.

LA TEGOLA ARRIVATA DA TANI

Proprio mentre la Merkel si incontrava con Renzi  in attesa di incontrare il Papa, da Trani è arrivata la notizia che la Deutsche Bank è indagata per manipolazione di mercato dalla Procura della città pugliese assieme all’ex management del gruppo. La vicenda riguarda la massiccia vendita, per 7 miliardi di euro circa, di titoli di Stato italiani avvenuta nel primo semestre 2011. Nei giorni scorsi militari della Guardia di Finanza di Bari, assieme al pm Michele Ruggiero, hanno compiuto sequestri di atti e mail nella sede milanese dell’istituto tedesco, in piazza del Calendario, e avrebbero ascoltato testimoni.

   Sono cinque gli indagati: l’ex presidente di Deutsche Bank Josef Ackermann, gli ex co-amministratori delegati Anshuman Jain eJurgen Fitschen (quest’ultimo è attualmente co-AD uscente della Banca), l’ex capo dell’ufficio rischi Hugo Banziger, e Stefan Krause, ex direttore finanziario ed ex membro del board di Db.

L’ex management del gruppo di Francoforte è accusato di manipolazione del mercato perché mentre comunicava ai Mercati finanziari la sostenibilità del debito sovrano dell’Italia, nascondeva agli stessi Mercati e al Ministero dell’Economia italiano (Mef) la reale intenzione della Banca di ridurre drasticamente e nel brevissimo termine (nel primo semestre 2011) il possesso di titoli del debito italiano in portafoglio che a fine 2010 ammontava a otto miliardi di euro. La vendita massiccia dei titoli di Stato italiani per oltre sette miliardi di euro entro giugno 2011 – secondo il pm di Trani Michele Ruggiero – ha alterato il valore di mercato dei titoli stessi perché è stata fatta violando la normativa in vigore.

Ad essere ascoltato come testimone sarebbe stato il responsabile di Db Italia, Flavio Valeri, presidente e consigliere delegato del Consiglio di gestione di Deutsche Bank Italia, estraneo alle indagini in corso che riguardano esclusivamente le attività della sede tedesca della banca.

Il pm Ruggiero ritiene di essere competente ad indagare in base all’articolo 10 del Codice di procedura penale. Secondo questa norma, in caso di reato commesso interamente all’estero da soggetti stranieri residenti all’estero, la competenza è del pm che per primo ha iscritto la notizia di reato.

“Riteniamo l’indagine priva di fondamento – dicono i dirigenti di Deutsche Bank – e siamo fiduciosi di avere agito correttamente. L’Italia è un’economia di primo piano in Europa e un mercato molto importante per noi. Continueremo certamente a collaborare con le autorità in ogni fase di questa vicenda”.

Adusbef e Federconsumatori, dopo aver appreso con grande soddisfazione l’apertura d’inchiesta del pm Michele Ruggiero su Deutsche Bank, annunciano che si costituiranno parte civile. Elio Lannutti, presidente Adusbef, è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus, ha spiegato perché.

Dal 2008 al 2013 Lannutti è stato senatore di Italia dei valori. “Quelli furono gli anni della grande bufera finanziaria sui mercati –ha spiegato-. Ci fu un vero e proprio golpe contro l’Italia. Io sono stato oppositore del governo Berlusconi, però devo dire che quello è stato l’ultimo dei governi democraticamente eletti. Questo della Deutsche Bank è un altro tassello sul quale sta indagando il pm Ruggiero, serio e competente, bisognerebbe clonarlo. In quegli anni ci dissero che l’Italia non ce l’avrebbe fatta, abbassarono il rating, fecero alzare lo spread e determinarono la lettera della Bce. Draghi si è pentito di quelle manovre, nel senso che le sue politiche monetarie sono state tutte fallimentari. Ruggiero è stato deriso, ma lui interpreta la legge che deve essere uguale per tutti, non dev’essere più uguale per i banchieri. Quella di Trani – dice ancora Lannutti –  è un’inchiesta solida perché la Deutsche Bank ha venduto i titoli di Stato italiani in segreto e in pubblico diceva che il debito italiano era sostenibile. Io allora ero al Senato e ricordo che facemmo il finimondo. Venivano questi burocrati europei in commissione bilancio dicendo che loro erano i padroni perché noi avevamo perso la sovranità popolare. Qui si fanno solo decreti a favore delle banche, dal 2013 ne sono stati fatti 13. E nessuno a favore delle famiglie. Noi ce li ricordiamo i risolini di Merkel e Sarkozy dietro Berlusconi. Non è possibile che una burocrazia europea prevalga sulle democrazie, sulla volontà popolare, l’Europa sta fallendo. E’ l’Europa dei fili spinati, dei muri, l’idea iniziale di Europa è fallita. La Troika, Juncker e la Bce: i sonno della ragione dell’Europa genera mostri”.

 

 

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