Marchionne: “Nel 2019-20 la produzione della Panda via da Pomigliano”

Intervistato al Salone dell’Auto di Ginevra, l’amministratore delegato di Fca (Fiat Chrysler Automobile) Sergio Marchionne ha detto che la la produzione della Panda (nella foto del 2011 la presentazione del modello sfornato quell’anno) nel 2019 o nel 2020 sarà trasferita altrove perché  lo stabilimento di Pomigliano ha la capacità di fare altre auto. “Se voglio prendere l’ultima parte degli incentivi devo rimanere, altrimenti non prendo nulla. Il termine finale è 2020-2021”, ha sottolineato invece il presidente della Ferrari, Elkann. Quanto all’ipotesi di vendita di un brand del gruppo, Marchionne è stato perentorio: “Non lo faremo. Quando me ne andrò farete quello che vorrete. Finché ci sono io no”.

L’amministratore delegato di Fca ha poi parlato dell’accordo sull’acquisto di Opel da parte di Peugeot per 1,3 miliardi di euro: “È un passo nella giusta direzione, capisco le ragioni che hanno portato a unire i due business. È un impegno a lungo termine per trovare benefici per entrambe. Un buon pacchetto, un buon accordo, anche se difficile da mettere insieme”.

E a proposito dei rapporti con General Motors Marchionne ha affermato: “Non chiudo mai nessuna porta, impossibile chiudere la porta con Gm perché non si è mai aperta. Ho bussato e non ho avuto risposta. Potrei bussare di nuovo o bussare ad altre porte. Se utile per il business lo farei. La mia idea sulla fusione con Gm rimane la stessa, anche se ora le sinergie sono un po’ cambiate e quindi è meno desiderabile. Abbiamo perso il 20% delle sinergie che potevano esistere con la fusione. Comunque non cambia niente. Le preoccupazioni geopolitiche se sono reali per loro, lo sono anche per noi”.

Infine un riferimento a Trump. “Non mi voglio addentrare – risponde Marchionne – in discussioni politiche su Trump,  cerco di essere obiettivo e di valutare in quale modo portare avanti le attività di Fca negli Usa”. “Riporteremo dal Messico alcune attività, questo Trump lo otterrà, ma è una cosa che riguarda il mercato americano e l’occupazione americana. Da Trump si può imparare qualcosa, magari con un tono diverso. Si può avere un rapporto più diretto con l’industria, più collaborazione”.

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