Ma Zelensky non rischia, con la sua strategia, di fare il gioco di Putin?

di ENNIO SIMEONE – Le notizie arrivate nelle ultime ore da Mosca e da Kiev rendono sempre più allarmanti le mosse dei due contendenti, perché, invece di aprire qualche spiraglio di speranza ad una trattativa, Putin e Zelensky gareggiano sempre con maggior veemenza nell’inasprire le reciproche sfide. E purtroppo bisogna ammettere che il presidente ucraino non fa nulla per tentare di smussare l’arroganza del dittatore russo, anzi accentua i toni della sfida al punto da fare addirittura il suo gioco arrivando ad affermare, oggi, che “non può esservi trattativa di pace tra i due paesi fino a quando Putin siederà al Cremlino“. Una sorta di richiesta (rivolta a chi?) di… “licenziamento” del capo della Russia come condizione unica per intavolare un tentativo di trattativa. Cosa mai vista e mai realizzatasi nella storia dei conflitti tra stati. Per cui Zelensky rischia di assumersi la responsabilità di una provocazione al capo del Cremlino, fino ad indurlo ad una reazione di cui non sarebbe immaginabile la proporzione. Nel frattempo il suo paese continua ad essere devastato dall’aggressione russa, e le vite umane, sia russe, sia ucraine, continuano ad essere falciate da una guerra atroce.

Finora, purtroppo, le sanguinose strategie dei due contendenti, ormai al dilà del fatto, fuori di ogni dubbio, che il via al massacro sia stato dato dall’invasione russa dell’Ucraina quel maledetto 24 febbraio, è indubbio che possono essere fermate soltanto attraverso una trattativa che porti, se non alla pace definitiva, almeno  a una ragionevole tregua, necessaria per arrivare al ristabilimento di una convivenza tra i due paesi e tra i loro popoli, che parlano in larga misura la stessa lingua e che hanno convissuto a lungo, pur attraversando fasi di contrasti. Tutti gli altri paesi, a partire dal nostro, dovrebbero abbracciare e sostenere la saggia invocazione e l’affannoso tentativo di pacificazione che Papa Francesco sta tenacemente perseguendo anche coinvolgendo gli Stati europei, primo fra tutti l’Italia, nei saggi e coraggiosi, anche se cauti, tentativi  di indurre i contendenti a porre fine a questo sanguinoso capitolo della storia moderna, suscettibile di sviluppi che potrebbero diventare devastanti oltre ogni immaginazione.

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