di ENNIO SIMEONE – A che cosa approderanno gli attacchi di giornali (per primo «la Repubblica»), di talk show televisivi (il più agitato «Non è l’arena» di Giletti su La7), e, ovviamente, di politici di vario colore (in testa a tutti Salvini e la Meloni, replicati dal berlusconiano Tajani) al professore Pasquale Tridico (foto a destra), invitato a dimettersi immediatamente da presidente dell’Inps con l’accusa di «essersi raddoppiato lo stipendio»?
Immaginiamo che non approderanno a nulla per alcuni semplici motivi. Che proviamo sinteticamente ad elencare.
1. Non è vero che Tridico «si è aumentato lo stipendio»: non ne aveva la facoltà. Il potere spetta ai ministri del Lavoro e dell’Economia.
2. Infatti sono stati loro a decidere l’aggiornamento dell’entità degli emolumenti spettanti al presidente, in attuazione di una norma risalente a prima che Tridico venisse nominato presidente dell’Inps e che riguardava il riallineamento dei compensi sia per coloro che ricoprono ruoli apicali negli enti pubblici, sia per gli alti funzionari della Pubblica amministrazione, secondo i «tetti» fissati a suo tempo per legge.
3. Tridico – da quando, due anni fa, gli è stato affidato l’incarico – aveva percepito finora un compenso determinato dalla divisione dei 105mila euro annui spettanti al suo predecessore, Tito Boeri, in 62.000 euro lordi annui attribuiti a lui e i 40.000 euro attribuiti al vice presidente.
4. L’adeguamento – deciso dai due ministri in applicazione dei nuovi compiti attribuiti al presidente dell’Inps a decorrere dall’agosto scorso – ha portato all’allineamento del compenso di Tridico ai criteri citati al punto 2.
5. Il compenso di 150mila euro annui (ripetiamo: lordi) attribuito al presidente dell’Inps non può essere considerato eccessivo se paragonato a quelli di altre figure analoghe della Pubblica Amministrazione, peraltro oberate da un carico di lavoro e di responsabilità spesso nettamente inferiori, o a quelli di un parlamentare che frequenta il Senato o la Camera al massimo per due giorni alla settimana. Ma vale la pena di aggiungere che alle dipendenze del presidente vi sono nell’Inps alti funzionari che hanno stipendi ben più alti dei 150.000 euro del presidente e cioè fino 240.000 euro annui lordi.
Purtroppo, assetati di scandali o presunti tali per alimentare le denigrazioni degli avversari diretti o indiretti, alcuni mezzi di informazione si lanciano in campagne scandalistiche destinate ad alimentare, con sprezzo della verità e della corretta informazione, solo i rancori nell’opinione pubblica.
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