L’uomo degli 80 euro elettorali scende in guerra contro coloro che non sanno come sopravvivere senza il reddito di cittadinanza

di SERGIO SIMEONE* – Chi scrive è sempre stato scettico sulla possibilità che il reddito di cittadinanza potesse rappresentare, oltre che una forma di assistenza per chi è privo di reddito, anche un valido strumento per avviare al lavoro giovani disoccupatimediante la intermediazione dei cosiddetti navigator. Si è altresì indignato nello scoprire con quanta facilità numerosi disonesti hanno potuto fruire delle erogazioni effettuate dall’Inps pur non avendone diritto. Va detto però, al contempo, che il reddito di cittadinanza ha permesso a milioni di italiani di uscire da uno stato intollerabile di indigenza. Durante la pandemia in particolare, a detta di una istituzione insospettabile di faziosità politica, la Corte dei conti, il reddito di cittadinanza ha svolto un ruolo “enorme” di soccorso alle fasce di popolazione che maggiormente ne hanno subito le conseguenze economiche ed ha disinnescato una vera e propria bomba sociale che era pronta ad esplodere.
Alla luce di questi rilievi, che emergono da una valutazione serena dei due anni di vigenza della legge, risulta del tutto chiaro che essa va riformata, consolidando i suoi aspetti positivi (la protezione delle fasce più deboli della popolazione), eliminando gli aspetti negativi (la imperfetta capacità di individuare i soggetti meritevoli di tutela) affidando ad altre misure quegli obiettivi che essa non è stata in grado di realizzare (l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro).
Ma per Matteo Renzi il reddito di cittadinanzanon va riformato, ma semplicemente spazzato via, a furor di popolo, perché questo è il significato che vuole dare al referendum abrogativo che sta per lanciare. E per capire quanto l’istituto referendario si carichi, nelle intenzioni del senatore di Rignano, di ”motivazioni etiche”, vengono agitati due argomenti che dovrebbero sollevare un’ondata di indignazione popolare tale da travolgere, più che semplicemente abrogare,la legge: il reddito di cittadinanza rientra nella fattispecie del voto di scambio. Il reddito di cittadinanza è diseducativo per i giovani, perché li disabitua al lavoro.
Il primo argomento appare per la verità addirittura ridicolo in bocca a Matteo Renzi, il quale è quello stesso politico che alla vigilia delle elezioni europee del 2014 elargì i famosi 80 euro ad una vasta platea di italiani (ma non ai disoccupati) grazie ai quali conseguì l’unicosuccesso elettoraledella sua stagione governativa: insomma, a proposito di fattispecie, siamo chiaramente in quella del bue che chiama cornuto l’asino.
Quanto al secondo argomento, Renzi raccoglie il grido di dolore di quegli imprenditori e professionisti che erano abituati a sfruttaregiovani precari con pesanti orari di lavoro e paghe da fame ed ora, grazie al reddito di cittadinanza, trovano difficoltà a reperire giovani che si lascino sfruttare . Renzi, cioè, anziché rispondere alle loro lamentazioni come Landini “date loro delle paghe dignitose e vedrete che troverete i lavoratori di cui avete bisogno”, preferisce togliere il reddito di cittadinanza in modo da riconsegnare le vittime di nuovo inermi ai loro carnefici.
Questo referendum in realtà rappresenta l’ennesimo tentativo del senatore di Rignano di trovare qualche categoria di cui farsi paladino per schiodarsi da quel 2% a cui lo condannano inesorabilmente i sondaggi. E per conseguire questo risultato, seguendo la sua vocazione destrorsa, che ormai si va chiarendo sempre di più, dovendo scegliere tra difendere gli interessi degli sfruttatoti e quelli degli sfruttati,opta senza esitazioneper quelli degli sfruttatori.
*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del sindacato Scuola della Cgil

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