Dj Fabo è morto alle 11,40 di stamattina 27 febbraio in Svizzera la mamma, la fidanzata e alcuni amici. “Fabiano Antoniani ha scelto di andarsene rispettando le regole di un paese che non è il suo», ha scritto Marco Cappato sul suo profilo Facebook. Aveva mandato ieri il suo ultimo messaggio con un filo di voce dalla Svizzera, dove si era fatto ricoverare in una clinica per ricevere il suicidio assistito.
Oggi era in programma una nuova visita medica per il controllo delle sue condizioni fisiche prima di dare conferma alla sua volontà di ricevere la morte. Con Fabo c’era Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni. Fabiano aveva dettato il suo ultimo messaggio. Questo il testo: “Sono finalmente arrivato in Svizzera e ci sono arrivato, purtroppo, con le mie forze e non con l’aiuto del mio Stato. Volevo ringraziare una persona che ha potuto sollevarmi da questo inferno di dolore, di dolore, di dolore. Questa persona si chiama Marco Cappato e lo ringrazierò fino alla morte. Grazie Marco. Grazie mille”. “Grazie a te Fabo“, la risposta di Marco Cappato.
La vicenda di dj Fabo (Fabiano Antoniani, 39 anni – nella foto era con la fidanzata – tetraplegico e cieco dall’estate 2014 in seguito ad un grave incidente stradale) commuove l’Italia e costringe ad interrogarsi sul diritto di invocare e ottenere la morte, come era accaduto con Eluana Englaro.
Non è la prima volta che l’Associazione Coscioni interviene, e Antoniani è il sesto di cui si ha notizia. Cappato ha annunciato di aver accettato di aiutare Fabo su Facebook, ricevendo subito centinaia di commenti e condivisioni. Tutti messaggi per DJ Fabio, anche sul suo profilo social, di saluto, affetto, commozione, tristezza, “auguri di buon viaggio”. Ma anche critiche allo “Stato sordo”. A questi sono aggiunti però anche gli appelli come quelli di Dj Aniceto, “per favore vivi”, e di Matteo Nassigh, 19 anni, disabile gravissimo dalla nascita, pubblicato sull’Avvenire: “Non chiedere di morire, noi non possiamo correre ma siamo pensiero, e il pensiero migliora il mondo”.
Il dibattito sulle norme in materia di eutanasia è stato avviato in Parlamento per la prima volta nel marzo 2013 e attualmente vi sono sei proposte di legge (una di iniziativa popolare presentata proprio dalla Coscioni) che dovrebbero confluire in un unico testo di legge, ma è tutto fermo da un anno. Va invece un po’ più spedito il ddl sul Biotestamento, ma è stato proprio il terzo rinvio all’approdo in Aula alla Camera a determinare l’appello di due giorni fa di DJ Fabo al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per “sbloccare lo Stato di impasse voluto dai parlamentari”. Da parte del Quirinale, però, finora non sono arrivati commenti.
In un video-appello del mese scorso “Fabo per vivere #LiberiFinoAllaFine”, Antoniani, che si era rivolto all’Associazione Luca Coscioni per arrivare “al cuore della politica”, spiegava di “non essere depresso e di mantenere tuttora il senso dell’ironia”, ma di sentirsi umiliato dalle proprie condizioni: “immobile e al buio, considera la propria condizione insopportabile, consapevole che potrebbe durare per decenni”.
Non è stato detto ancora in quale clinica svizzera si sia recato Dj Fabio, ma nella confederazione elvetica organizzazioni quali Exit et Dignitas forniscono un’assistenza al suicidio nel quadro previsto da un articolo del Codice penale in virtù del quale l’assistenza al suicidio non è punibile se non vi sono “motivi egoistici”.
Marco Cappato in un video sul suo profilo Facebook aveva spiegato ieri di essere “in Svizzera con Fabiano Antoniani che oggi ha avuto la sua prima visita medica e domani mattina farà la seconda, per controllare le sue condizioni fisiche e anche per confermare eventualmente la sua volontà di ottenere l’assistenza medica alla morte volontaria”. “Un tipo di aiuto e di assistenza – ha sottolineato – che dovrebbe essere riconosciuta a tutti i cittadini ovunque invece di condannare e costringere persone a questa sorta di esilio della morte che ritengo debba essere al più presto superato”.
Beppino Englaro, padre di Eluana e protagonista di una lunga battaglia per il diritto all’autodeterminazione anche per chi non è più in grado di esprimere la sua volontà, sostiene che “L’eutanasia è una questione che tutte le nazioni civili devono affrontare, con la quale prima o poi ogni paese deve fare i conti e anche il nostro Parlamento deve dare delle risposte”. Alberto Gambino, giurista cattolico e presidente dell’associazione Scienza & Vita, vicina alla Cei, dal canto suo ha però invitato a distinguere tra la vicenda di DJ Fabo, “che merita pietà” e “lascia senza parole”, e la proposta di legge sul biotestamento in discussione in Parlamento: “è strumentale fare come i Radicali, che legano le due cose per chiedere l’approvazione veloce della legge in Italia”.
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