di NUCCIO FAVA* – Ritengo opportuno sporgere qualche spunto alla riflessione notevole del professor Galli della Loggia sul Corriere della sera di lunedì 29 agosto sul tema della irrilevanza dei cattolici nella vita pubblica. Stiamo ormai ad un’eclissi cattolica nella politica e la condizione presente in questa campagna elettorale ne è clamorosa e ulteriore conferma. La causa, tuttavia, non è recente e risale almeno agli anni ‘70 e culmina con l’assassinio di Aldo Moro e la morte di Paolo VI. Era però già in atto una crisi civile e morale, che aveva portato l’Azione Cattolica a compiere “la scelta religiosa” che era una presa di distanza della Chiesa dalla Democrazia Cristiana. La scelta morotea della solidarietà nazionale era certo una risposta all’inaffidabilità crescente dei socialisti di Craxi, ma anche all’emergere dell’esigenza di una DC “alternativa a sé stessa” e bisognosa di un rivolgimento rigeneratore attraverso il rapporto con le energie fresche del partito comunista.
Per la tragica responsabilità dei brigatisti, e non solo, quell’ardito tentativo, impegnativo e difficile, è miseramente saltato e tutto il quadro politico si è rapidamente decomposto sotto l’urto della questione morale e di Mani Pulite. Gli esponenti Dc impegnati in Parlamento o negli organi del partito -anche quelli non coinvolti in inchieste delle Procure – restarono comunque traumatizzati e confusi, non poco preoccupati fino ad esplorare altre collocazioni. Specie verso C2 Genera la forte tentazione del berlusconismo, fenomeno che ancora oggi esercita un suo non secondario richiamo verso alcuni settori che possiamo definire eredi di don Giussani e comunque di collocazione di centro-destra.
Lo smarrimento cattolico, se così vogliamo chiamarlo, è ancora la condizione prevalente e maggiormente presente anche in questa campagna elettorale . Ma i problemi della guerra in Ucraina e della crisi dell’energia, con tutte le grandi questioni che emblematizzano, sono prove che porranno interrogativi enormi e seri a tutti e anche i cattolici italiani saranno chiamati a risposte più mature ed esplicite. Non dettate però da piazza san Pietro ma ispirate ad una fonte evangelica che non ha scadenze.
*Nuccio Fava, presidente dell’Associazione Giornalisti Europei, è stato direttore del Tg1 e del Tg3 , responsabile delle Tribune politiche Rai e coordinatore delle trasmissioni Rai sul Giubileo del 2000.
Commenta per primo