L’inchiesta sulle case di cura “Divina Provvidenza” coinvolge le suore ma anche un esponente del Ncd

azzolinaRedazione/

Un grosso problema politico-giudiziario  si è aperto per il governo e minaccia di incrinare i rapporti tra Reni e Alfano a causa della richiesta di arresto avanzata da gip del tribunale di Trani per il senatore di Ncd Daniele Azzollina, presidente della commissione economia di Palazzo Madama, nell’ambio della inchiesta sulle case di cura “Divina Provvidenza”, che ha portato a tre  arresti in carcere e sette ai domiciliari,per vari reati, tra cui  associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta e altri reati per il crac delle case di cura. Tra le dieci persone arrestate vi sono anche due suore “massime responsabili della Congregazione delle Ancelle”, che si trovano ai domiciliari. Gli altri arrestati sono un ex direttore generale, amministratori di fatto, consulenti e dipendenti dell’Ente. Gli indagati sono in tutto 25 e tra loro compaiono professionisti, ex amministratori della Cdp e politici locali, tutti coinvolti in vari episodi di dissipazione e distrazione di risorse dell’Ente.
Le indagini riguardano un crac da 500 milioni di euro circa subito dalla Congregazione Ancelle Divina Provvidenza, con sedi a Bisceglie, Foggia e Potenza, oggi in amministrazione straordinaria ai sensi della legge Prodi bis.

Nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Trani sul crac delle Case di cura “Divina Provvidenza”, gestite dall’ente religioso “Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza opera Don Uva onlus”, i finanzieri hanno sequestrato la somma di 32 milioni di euro circa e un immobile destinato a clinica privata a Guidonia (Roma) e appartenente all’ente ecclesiastico “Casa di cura Suore Ancelle della Divina Provvidenza”. Il denaro e l’immobile, secondo l’accusa, sarebbero stati fittiziamente intestati ad altri enti ecclesiastici paralleli gestiti dalle suore della Congregazione, nel tentativo di sottrarsi ai creditori e quindi anche allo Stato. Dei 500 milioni di euro a cui ammonta il crac delle suddette case di cura, oltre 350 milioni di euro sono rappresentati da debiti nei confronti dello Stato. A nove dei 10 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del tribunale di Trani Rosella Volpe su richiesta del procuratore aggiunto Francesco Giannella e del sostituto procuratore Silvia Curone, la Procura contesta il reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di più reati.

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