LIBRI/ Italia disunita tra populisti, sovranisti e… autolesionisti

di ENNIO SIMEONE –

Un secolo e mezzo dopo la realizzazione dell’Unità d’Italia ci tocca celebrare la «Disunità d’Italia»: questa è l’amara conclusione del breve ma intenso saggio del giornalista parlamentare Francesco Maria ProvenzanoItalia disunita tra populismo e sovranismo», prefazione di Paolo Falliro, Pellegrini editore) che verrà presentato lunedì 3 dicembre a Cosenza dalla casa editrice con l’intervento dell’autore, intervistato da un cast di giornalisti.

L’argomento è davanti a noi da alcuni anni, ma si è imposto all’attenzione di tutta l’Europa dalla sera del 4 marzo scorso (quando le urne rivelarono le dimensioni del successo elettorale dei Cinquestelle e della Lega), fino ad appropriarsi prepotentemente, con quotidiana progressione da giugno (dopo la formazione del governo «giallo-verde»), del compiacimento o dell’allarmata preoccupazione, secondo il proprio orientamento, di tutti gli italiani, assillati o esaltati dal bombardamento di talk show, giornali e social media dedicati alla svolta governativa contrassegnata dall’alleanza tra due forze politiche così distanti tra loro, anzi antagoniste fino alla vigilia del voto.

Il titolo è esplicito: «Italia disunita tra populismo e sovranismo». E, a supporto di ciò che sostiene nel suo libro, l’autore premette, per una  definizione dei due termini, due schede prendendole a prestito da vari autori: il Populismo «si fonda sull’antagonismo tra il popolo puro e l’élite corrotta» e «nasce quando un popolo non si sente rappresentato, ed esplode nei periodi di forti incertezze e di gravi crisi»; il Sovranismo «è un nazionalismo stupido che insorge contro i danni della globalizzazione».

Per l’autore il Populismo è la connotazione dominante dei Cinquestelle mentre il Sovranismo lo della Lega. Da questo «matrimonio di interessi» (ma anche «per necessità», a causa dello  sdegnoso e autolesionista rifiuto del Pd alle profferte post-elettorali  di Di Maio, caldeggiate invano da Roberto Fico e facilitate dal Quirinale) nasce il governo bicefalo. Che però – questo il punto su cui fa leva soprattutto l’allarmata preoccupazione di Provenzano (foto) – affonda le sue contraddizioni e la sua fragilità nel radicamento delle due forze politiche (tenute insieme da un precario e lacunoso «contratto di governo», di cui fa da collante un Giuseppe Conte più abile di quanto appaia) nelle due aree in cui storicamente continua ad essere divisa l’Italia: il M5s al Sud, la Lega al Nord.

Insomma, quella che emerge come una divisione politica è, in sostanza, quella divisione sociale, più che geografica, che Guido Dorso e Giustino Fortunato, Giorgio Amendola e don Luigi Sturzo hanno denunciato, studiato e cercato di sanare, quest’ultimo riproponendo ostinatamente un federalismo che non si è mai realizzato.

Chissà che la scommessa contenuta in quel pasticciato «contratto di governo» non possa, in qualche modo, dare dei frutti. Quanto meno inducendo in avvenire gli elettori di quelle due forze politiche a votare non più «contro», ma «per». E quindi che vi sia chi saprà proporre loro un progetto che, quel «per», se lo meriti.

Commenta per primo

Lascia un commento