L’ex commissario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri interrogato in Procura a Roma sulle mascherine cinesi ritenute inidonee

L’ex commissario per l’Emergenza Covid, Domenico Arcuri, è stato ascoltato dai pubblici ministeri Varone e Tucci della Procura di Roma, in relazione alla nota inchiesta sulle mascherine per le fattispecie di abuso d’ufficio e peculato. E’ quanto comunica l’ufficio stampa dello stesso Arcuri, secondo cui “è stato così possibile un confronto e un chiarimento che si auspicava da molto tempo con l’Autorità giudiziaria, rispetto alla quale sin dall’origine dell’indagine Arcuri ha sempre avuto un atteggiamento collaborativo, al fine di far definitivamente luce su quanto accaduto”.

Arcuri, interrogato sabato, risulta infatti indagato per abuso d’ufficio e peculato nell’ambito dell’indagine che coinvolge, tra gli altri, gli imprenditori Mario Benotti, Andrea Vincenzo Tommasi ed Edisson Jorge San Andres Solis.

L’ex capo della struttura commissariale venne iscritto anche per il reato di corruzione, fattispecie per la quale i pm capitolini, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, hanno invece chiesto l’archiviazione.

Su diposizione della Procura di Roma sono state sequestrate dalla Guardia di Finanza oltre 800 milioni di mascherine provenienti dalla Cina risultate “non regolari”. L’attività di sequestro è stata svolta presso la struttura commissariale nazionale e alcune di quelle regionali nell’ambito dell’inchiesta che riguarda  Arcuri.

“L’esame fisico/chimico delle mascherine e dei dispositivi di protezione acquistati, compiuto sia dall’Agenzia Dogane di Roma” sia da “consulenti nominati” dai pm, avrebbe dimostrato che “gran parte” dei dispositivi per i quali si è disposto il sequestro “non soddisfano i requisiti di efficacia protettiva richiesti dalle norme Uni En” e “addirittura alcune forniture sono state giudicate pericolose per la salute”. Ciò è quanto scrive la Procura di Roma nel decreto di sequestro.

I Dpi in questione, sia mascherine chirurgiche che Ffp2 e Ffp3 o Kn95, non hanno passato gli esami all'”aerosol di paraffina” ed “aerosol al cloruro di sodio”. Nel documento i magistrati scrivono che “appare necessario procedere al sequestro probatorio di tutte le mascherine chirurgiche e di tutti i dispostivi di protezione attualmente giacenti. Sia di quelli appartenenti a partite giudicate inidonee, sia quelli appartenenti a partite non esaminate – presuntamente inidonee o pericolose – non essendo stato possibile, in base alle informazioni ottenute dalla Struttura Commissariale, distinguerli da quelli di partite esaminate con esito regolare al fine di garantire la possibilità della perizia, evidentemente necessaria per la prova di responsabilità penale e per l’accertamento di idoneità”.

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