Lei, Lui, Giorgia Meloni e i suoi cavalli di battaglia

di SERGIO SIMEONE*

Continua la fatica di Sisifo di Giorgia Meloni: Lei (o Lui) si sforza di allontanare il macigno del suo passato politico, ma questo le ripiomba addosso inesorabile ad ogni tornante del suo percorso di Governo. E non ci riferiamo soltanto alle sue nostalgie  per il  ventennio nero (la cui memoria è rimasta fissata nel simbolo del suo partito), bensì ai suoi  strepitosi cavalli di battaglia che le hanno permesso di passare con fulminea rapidità dall’opposizione al Governo e che ora rischiano di trasformarsi in altrettanti boomerang, e alle sue alleanze internazionali, che prima l’hanno fatta volare fino alla presidenza dei conservatori europei ed ora sono diventate piombo nelle sue ali.

Per quanto riguarda il più famoso dei suoi  cavalli di battaglia, quello delle accise, credo sia capitato a tutti di  rivedere in televisione la graffiante ironia con cui la leader di FdI  bollava questa tassa sui carburanti come odioso balzello per i cittadini ed esiziale ostacolo per lo sviluppo dell’economia. Appariva così convinta e convincente nella sua perorazione che non c’era bisogno che lo dichiarasse davanti ad un notaio:  una volta arrivato al governo il centrodestra l’ avrebbe spazzata via. Sarebbe stato il primo segnale di liberazione degli italiani dall’oppressione dei grigi burocrati draghiani (o forse il secondo dopo l’abolizione di tutti i vincoli anti-covid imposti dal “sinistro” Speranza). Solo che, arrivata al potere, la Meloni, divenuta subitaneamente responsabile, ha avuto un’illuminazione: le accise non sono inutili ed odiose, ma sono indispensabili per non fa aumentare il deficit di bilancio, e va perciò eliminato anche quello sconto introdotto dal grigio burocrate Draghi. Come fare, allora, a giustificare l’aumento della benzina davanti agli italiani? E’ tutta colpa della speculazione. Ma non credo che gli italiani si metteranno a correre dietro la nuova lepre “astutamente” lanciata dalla Destra per distrarli dal mancato mantenimento delle sue promesse .

Non va meglio per le sue solide amicizie con stati e partiti sovranisti di ogni specie. La prima delusione è arrivata sulla questione migranti. La Meloni vorrebbe (a dire il vero, giustamente) che si arrivasse ad una revisione dell’accordo di Dublino circa la richiesta di asilo politico e  ad una redistribuzione dei migranti che arrivano sulle coste italiane tra tutti i Paesi europei, imposta e non volontaria. Ma chi si oppone di più a questo obiettivo? Ma i paesi ed i partiti sovranisti, naturalmente. Perchè se Meloni e Salvini dicono “prima gli italiani”, Orban dice “prima gli ungheresi” e Le Pen dice “prima i francesi” e così via. Ma allora a che cosa serve questa amicizia con i Paesi sovranisti? Solo a farci guardare con sospetto dai Paesi che contano come la Francia e la Germania e che invece potrebbero effettivamente aiutarci.

In queste ore si è aggiunta la grana Bolsonaro, l’ex presidente del Brasile tanto osannato al tempo della sua elezione nel 2018 dal duo Meloni-Salvini, i quali furono calorosamente ricambiati dopo la loro vittoria il 25 settembre 2022 dal capitano brasiliano. Questi si sta rivelando un clone di Trump. Come lui ha aizzato i suoi seguaci per tentare di rovesciare le istituzioni democratiche e si è allontanato dal teatro degli scontri , recandosi in Florida, per crearsi un alibi. La Meloni, molto imbarazzata, ci ha messo un bel po’ di tempo a prendere le distanze dal gradasso brasiliano. Ma lui ha subito accorciato di nuovo le distanze cominciando a brigare per avere la cittadinanza italiana. Questo improvviso attacco di nostalgia per la terra dei suoi avi appare molto sospetto: fa pensare ai malpensanti come noi che si stia preparando a rifugiarsi nel Paese governato dalla sua ammiratrice nel caso in cui dovessero emergere sue responsabilità nel tentato colpo di stato a Brasilia. Se così fosse sarebbe un bel guaio per la nostra premier.

Domanda: Quanto tempo ci metteranno gli elettori della Meloni a capire che sono stati presi per i fondelli? Secondo il sociologo De Rita, intervistato da La Repubblica, ci vorranno un paio d’anni.

Seconda domanda: Trascorsi i due anni, gli italiani torneranno ad usare la testa per scegliere i governanti? No. Subentrerà solo un nuovo imbonitore , dopo Berlusconi, Renzi, Grillo, Salvini e Meloni. E gli italiani ci cascheranno di nuovo

*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del sindacato Scuola della Cgil

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