Legge di stabilità: manipolazioni in corso. Comuni e Regioni in allarme. Mezze dimissioni di Chiamparino

Redazione/

Che pasticcio questa legge di stabilità. Il governo aveva annunciato per il 15 ottobre la presentazione in parlamento, ma fino a ieri sera non era arrivata ancora nemmeno sulla scrivania del presidente della Repubblica. Tant’è che c’è da chiedersi che cosa sia stato mandato a Bruxelles sotto quel titolo e come faccia il governo a dire che avrebbe il consenso dell’Unione europea. Ma soprattutto c’è da chiedersi che cosa abbiano approvato i ministri a Palazzo Chigi come legge di stabilità. Hanno approvato evidentemente la solita lista di intenzioni di Renzi, che poi è andata a ripeterla alla conferenza stampa e successivamente nelle esibizioni televisive e su twitter. Un modo di governare  da repubblica delle banane, con il don Chisciotte che fa gli annunci e lancia allarmi contro i mulini a vento ribattezzati “gufi” e il ministro Padoan a fargli da fedele Sancho Panza. Che squallore!

Intanto i Comuni e le Regioni attendono preoccupati di capire quali saranno le ripercussioni sulle loro finanze dei tagli di tasse sulle prime case dei ricchi e dei miliardi a profusione che Renzi vuole destinare “alla crescita”. Un primo segnale di queste preoccupazioni viene dal presidente della Regione Piemonte, Chiamparino, che ha presentato le dimissioni da presidente della Conferenza delle Regioni.  Ha smentito di averlo fatto per dissensi sulla legge di stabilità del governo, affermando invece di esservi stato indotto dalla bocciatura del bilancio della sua Regione da parte della Corte di Conti. Ma in realtà la connessione con la legge di stabilità c’è  perché Chiamparino  aveva espresso parole dure sulla scelta del governo di inserire il decreto “salva regioni” nella legge di stabilità. Una decisione che priverebbe alcune regioni di fondi per la sanità e le costringerebbe ad imporre nuove tasse.  “Certamente la questione – dice Chiamparino – non riguarda solo il Piemonte, ma il Piemonte è stato il primo a incappare nel procedimento di parificazione del bilancio”.

Ieri la Corte dei Conti ha accertato un deficit per il Piemonte di 5 miliardi e 843 milioni, un buco che blocca la Regione, che non può chiudere il bilancio 2015 e pianificare quello per il 2016. “Serve un intervento legislativo urgente – aveva detto ieri Chiamparino – o non saremo in grado di fare un bilancio”. Il disavanzo secondo i piani dovrà essere restituito entro 7 anni, circa 800 milioni all’anno.

Chiamparino esprime anche dei dubbi sulla sanità: “La legge di stabilità prevede per il Fondo Sanitario nazionale 110 miliardi di euro, uno in più rispetto al 2015, ma serve una risposta del governo per capire se questa cifra è sufficiente o meno”. Il decreto aveva promesso in partenza 113 miliardi di euro: “Questo miliardo parrebbe, ma è da chiarire, è vincolato per 800 milioni alla definizione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza”. I Lea sono le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket). Un altro elemento da chiarire è la questione dei fondi per il rinnovo dei contratti e in che modo vengono collocati i farmaci innovativi e per combattere l’epatite C. “Questo fa una differenza assai significativa per i bilanci regionali – ha osservato Chiamparino – contratti e farmaci innovativi valgono quasi 1 miliardo come possibile ricaduta sui bilanci. Una risposta da parte del governo dunque non è irrilevante, per capire se 1 miliardo in più per il Fondo sanitario è capiente o no”.

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