Mario Calabresi è stato licenziato da direttore del quotidiano “la Repubblica”. Come lui stesso ha affermato, “è una decisione dell’editore” (Marco De Benedetti), motivata presumibilmente con il calo delle vendite del giornale, come si evince dalla precisazione fatta dallo stesso Calabresi, il quale tiene a vantare «l’orgoglio di lasciare un giornale che ha ritrovato un’identità e ha un’idea chiara del mondo. I lettori lo hanno capito, la discesa delle copie si è dimezzata: era al 14, ora è sotto al 7″. Comunque dice grazie “a chi ci ha sostenuto nella battaglia per una stampa libera e non ipnotizzata dalla propaganda dei nuovi potenti”, aggiunge. “Abbiamo innovato tanto sulla carta e sul digitale e i conti sono in ordine” – sottolinea ancora Calabresi, che dice “grazie a tutti i colleghi, a cui auguro di non perdere mai passione e curiosità”. Sta di fatto che sotto la direzione di Calabresi Repubblica era diventata, in certi momenti e in certe occasioni, una sorta di megafono del renzismo che negli ultimissimi tempi si era estesa anche Radio Capital e persino all’Espresso. A pagarne le spese viene chiamato ora Calabresi. Chissà che poi non tocchi ad altri.
Al suo posto subentra Carlo Verdelli, che è stato in passato per breve periodo vice direttore del Corriere della sera, poi direttore di Vanity Fair, infine, per la Rai (epoca Campo dell’Orto), autore di un piano editoriale per l’informazione abortito sul nascere perché bocciato dal consiglio di amministrazione.
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