Le mani della camorra sulla sanità a Napoli. Il caso dell’ospedale “San Giovanni Bosco”: medici sotto pressione e ambulanze che trasportavano (a caro prezzo) defunti a casa. 126 arresti

L’arresto di 126 persone nell’ambito di una vasta operazione anti-camorra condotta dalla Procura della Repubblica di  Napoli e attuata dalle forse di polizia  ha scoperchiato, tra l’altro, una situazione che riguarda una struttura sanitaria di cui più volte la cronaca nera si è occupata come l’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli. E’ stato perciò convocato  il Comitato nazionale per la sicurezza e l’ordine pubblico con  l’intervento anche del procuratore Melillo (foto).

Tra l’altro dalle indagini  sull’Alleanza di Secondigliano è emerso che – dietro compenso (al nero) tra i 400 e i 500 euro –  le ambulanze trasportavano pazienti già deceduti in ospedale per permettere ai familiari di “portarseli a casa». Ciò, secondo gli investigatori, avveniva grazie all’ingerenza del clan camorristico Contini sulle attività dell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli, definito dal procuratore della Repubblica di Napoli Giovanni Melillo “sede sociale del clan”. 

In un passaggio dell’ordinanza del gip vengono riportate le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che, nel 2015, parlava di “direttori sanitari sempre a disposizione del clan e pronti ad accettarne le imposizioni” e di “medici che hanno prestato la propria opera per feriti da arma da fuoco del clan che non dovevano passare in ospedale”. In pratica, secondo quanto riferito agli investigatori, le ambulanze di una ditta privata gestita dal clan sfruttavano la volontà dei familiari dei pazienti deceduti in ospedale di riportare il defunto a casa, cosa non possibile per chi è morto in ospedale. Venivano quindi truccate le carte per far apparire le dimissioni da vivo e il deceduto veniva trasportato in ambulanza fino a casa.

Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro della Sanità, Giulia Grillo,  che aveva chiesto già di porre attenzione su questo ospedale: «Se è necessario ( e a mio avviso lo è) – scrive  la Grillo su Facebook –   si deve convocare il Comitato di accesso e immaginare di sciogliere per infiltrazione mafiosa l’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli. E dare ai cittadini, finalmente, una sanità degna di questo nome». «La camorra – denuncia il ministro – aveva fatto dell’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli una sua base logistica, aveva deciso di lucrare sulla pelle dei malati, la cosa più immorale che si possa mai immaginare. Ora basta, la camorra non può tenere in ostaggio la sanità campana. Lo stato c’è, il segnale che arriva oggi è importantissimo. È evidente che negli anni c’è stato qualcuno che avrebbe dovuto avere più coraggio. Ora i cittadini di Napoli devono sapere che dalla loro parte ci sono tutte le istituzioni, incluso il ministero della Salute».

L’appello dell’Ordine dei medici.  «L’azione dello Stato ha liberato un presidio cruciale nell’assistenza territoriale nella città di Napoli dal giogo del malaffare – commenta Silvestro Scotti, presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli – Ritengo sia ora importante ricordare anche quanti sforzi e quanto sacrificio vi sia dietro questo risultato. Al di là dell’azione encomiabile delle forze dell’ordine e della magistratura, non ci si deve dimenticare del duro lavoro al quale sono sottoposti i medici di quel presidio, uomini e donne che hanno subìto negli anni moltissime mortificazione professionali e che nonostante tutto non hanno mai smesso di tenere fede al giuramento prestato». Secondo Scotti bisogna «disinnescare pericolose dinamiche di banalizzazione dei fatti che potrebbero portare ad una criminalizzazione dei medici. Il rischio  è quello di gettare via il bambino con l’acqua sporca».

 Scotti ricorda che «se è vero che i clan hanno trovato negli anni terreno fertile all’interno del San Giovanni Bosco, altrettanto vero è che i primi a rispondere all’appello anticamorra lanciato dal commissario Verdoliva nei mesi scorsi sono stati proprio i medici. Uomini e donne che hanno subìto aggressioni e intimidazioni, e che nonostante tutto non hanno mai abbassato la testa. Il San Giovanni Bosco – conclude – sta vivendo un profondo periodo di cambiamento in positivo. La speranza è che si continui in questo senso e che anche i cittadini comprendano sempre l’esigenza di un’alleanza forte. Solo ricordandosi di essere tutti dalla stessa parte si potrà sperare di avere una sanità migliore».

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