Le indagini su Anis Amri. Cellulari sequestrati a Latina e Aprilia. Tunisino bloccato a Brescia ed estradato.

The photo which was sent to European police authorities and obtained by AP on Wednesday, Dec. 21, 2016 shows Tunisian national Anis Amri who is wanted by German police for an alleged involvement in the Berlin Christmas market attack. Several people died when a truck ran into a crowded Christmas market on Dec. 19. (Police via AP)
Le foto segnaletiche di Anis Amri

Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, che a Milano ha incontrato gli agenti che hanno affrontato e ucciso Anis Amri, ha detto che  l’espulsione di un tunisino residente nel Bresciano, avvenuta oggi,  “non è collegata con Amri”, ma “è sicuramente un’espulsione importante”. L’espulso infatti “era pronto a colpire”, aggiunge Minniti, il quale a proposito di “lupi solitari”, ha parlato di “possibili attacchi anche senza una centrale che li ordina”, infatti “siamo di fronte a un’altissima imprevedibilità”, spiega.

Inoltre, sulla base di contatti avuti da Amri quando era in carcere in Italia, la Polizia ha eseguito diverse perquisizioni, in particolare in provincia di Latina.  In particolare, secondo quanto si è appreso, sono due le abitazioni in provincia di Latina, ad Aprilia, oggetto dei controlli da parte della Digos. In queste due abitazioni Anis Amri sarebbe stato ospite, secondo quanto accertato dal pm Francesco Scavo, lo scorso anno. Nelle stesse case potrebbero ancora risiedere alcune persone che hanno avuto rapporti con il terrorista tunisino. Sono stati sequestrati dei cellulari per verificare se vi sono tracce di contatti con Amri.

La polizia ha pubblicato su twitter una foto (riprodotta qui sotto) che riprende Amri alla stazione ferroviaria di Porta Nuova a Torino il 22 dicembre alle 22.14.

Inoltre la Questura di Milano ha diffuso un fotogramma estratto dalle telecamere della Stazione Centrale che riprende Anis Amri il 23 dicembre scorso, poche ore prima che fosse ucciso in uno scontro a fuoco con la Polizia a Sesto San Giovanni. L’immagine – che mostra Amri mentre si dirige verso l’esterno della Stazione – è delle 00.58 del 23 dicembre e rappresenta un altro tassello nelle indagini degli investigatori che stanno ricostruendo gli spostamenti dell’uomo. Anis Amri era passato per la stazione di Lione Part-Dieu, dove aveva acquistato un biglietto per Milano con corrispondenza a Chambery. Lo dimostrano le immagini delle telecamere di videosorveglianza della stazione. Dopo essere passato da Lione e Chambery, prima di arrivare a Torino, Amri si era fermato alla stazione di Bardonecchia, nel Torinese; quindi aveva raggiunto Sesto dalla Stazione Centrale di Milano a bordo di un autobus.

Altro particolare accertato dalle indagini: il terrorista sparò alla testa dell’autista polacco del tir dirottato poi contro il mercatino natalizio. È quanto scrive la Bild, citando risultati dell’autopsia. L’autista polacco Lukasz Urban ha perso molto sangue e può anche essere stato ancora in vita quando Amri si è lanciato contro la folla al mercatino di Natale, ha proseguito la Bild, “ma i medici escludono che sia stato in grado di agire con consapevolezza” e quindi “di aggrapparsi al volante durante l’attentato” per impedirlo. Una prima ricostruzione della dinamica aveva invece lasciato intendere che Urban avesse lottato fino all’ultimo, aggrappandosi più volte al volante e, forse, costringendo il tir a sbandare, salvando così molte altre persone.

L’ultimo viaggio del terrorista che ha compiuto la strage a Berlino inizia nella stazione di Chambery, cittadina francese ai piedi della Alpi dove Amri è arrivato proveniente dalla Germania. Senza documenti, senza libri o testi scritti, senza telefono, con pochi soldi e pochissimi effetti personali. Ma con una pistola in tasca. “Era come un fantasma”, dirà poi il questore di Milano Antonio De Iesu. A Chambery il tunisino sale su un treno diretto in Italia e arriva a Torino attorno alle 20.30. Gli investigatori ritengono che l’uomo, dopo aver varcato il confine, abbia preso dei treni locali con i quali ha raggiunto la stazione di Porta Nuova.

Qui Amri rimane tre ore circa e, secondo chi indaga, non avrebbe avuto contatti con alcuno. La Digos ha in ogni caso già acquisito le immagini delle telecamere di sicurezza per cercare di ricostruire i suoi spostamenti e verificare eventuali incontri. Quel che è certo è che Anis arriva in stazione Centrale, a Milano, attorno all’una di notte e poi, secondo alcune fonti con un bus navetta che sostituisce il servizio della metropolitana, a quell’ora chiusa, raggiunge Sesto San Giovanni. Anche i filmati delle telecamere delle due stazioni sono già stati acquisiti e saranno analizzati. Sono ormai passate le 3 di notte: Anis si incammina con le mani in tasca e lo zainetto sulle spalle. A meno di 300 metri dalla stazione incrocia la volante della Polizia. Gli agenti gli chiedono i documenti e lui reagisce, estraendo l’arma. E’ il suo ultimo atto: viene raggiunto da due colpi di pistola, uno dei quali mortale. Appena le impronte digitali hanno confermato l’identità, sono scattate le indagini per capire cosa ci facesse Amri a Sesto.

Vallone: temiamo vendetta contro chi porta divisa  – “È la prima volta che un terrorista dell’Isis viene ucciso in Italia e sicuramente una divisa è diventata bersaglio privilegiato. Non dimentichiamo che anche in Francia sono stati uccisi due poliziotti. Noi siamo la vetrina dello Stato”. Lo ha dichiarato  – in un’intervista al Corriere della SeraMaurizio Vallone, a capo del servizio controllo del territorio del Dipartimento della Pubblica sicurezza. “Dobbiamo essere particolarmente attenti, prendere tutte le iniziative possibili di autotutela”. I due agenti di Milano, dice, “Sono stati perfetti, la loro è stata un’operazione da manuale”. Dopo Berlino, il dispositivo è stato potenziato: “Oltre agli agenti in servizio in ogni città, abbiamo 1.800 uomini a disposizione per potenziare i servizi quando questori o prefetti lo richiedono. L’aspetto principale in questo momento riguarda quanto accade prima delle manifestazioni ritenute a rischio: noi elenchiamo le prescrizioni da rispettare, se la risposta non è adeguata scatta il divieto”. Ad esempio, spiega, “un concerto di fine anno non si potrà svolgere se non ci saranno ‘filtraggi’ delle persone all’entrata e all’uscita, come avviene negli stadi. Inoltre dovranno essere montate le barriere di cemento per impedire l’accesso dei mezzi. In ogni occasione saranno presenti le Unità operative antiterrorismo”, addestrate dai Nocs che si muovono in macchine blindate e fucili ad alta precisione: “Abbiamo a disposizione 400 poliziotti e circa altrettanti carabinieri”.

Un tunisino di 40 anni è stato fermato a Berlino nell’ambito delle indagini sull’attentato di Anis Amri (foto a destra) a Berlino. Ma dopo 24 ore è stato rilasciato. L’uomo era sospettato di essere “un presunto contatto” di Amri, giacché il suo “numero di telefono era nello smartphone” dell’attentatore, ritrovato dagli investigatori.

 

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