Le autorità egiziane hanno consegnato agli inquirenti italiani documenti di Giulio Regeni sequestrati, affermano, a una banda di criminali accusati di averlo ucciso. Depistaggio?

In una foto tratta il 26 marzo 2016 dal sito del quotidiano egiziano Youm7, alcuni dei documenti di Giulio Regeni rinvenuti, assieme ad alcuni oggetti, in un appartamento a nord del Cairo. 

Le autorità egiziane hanno consegnato agli inquirenti italiani i documenti di Giulio Regeni: il passaporto e due tessere universitarie, consegnati dalle autorità egiziane nonché una serie di oggetti che, secondo gli investigatori egiziani, appartenevano al ricercatore sequestrato e ucciso al Cairo nel 2016. Gli oggetti – sostengono le autorità egiziane –  furono sequestrati a una banda di killer, cinque criminali comuni uccisi in Egitto il 24 marzo di quattro anni fa, cioè due mesi dopo l’uccisione del giovane ricercatore italiano, che si trovava in Egitto su incarico della università inglese per la quale lavorava.

I cinque furono additati dalle autorità locali come gli autori dell’omicidio di Regeni in quello che per gli investigatori italiani è stato, invece, un tentativo di depistaggio. Gli oggetti sono quelli mostrati in alcune foto dopo il blitz nel quale vennero arrestati i cinque malviventi: oltre al passaporto di Giulio e le tessere di riconoscimento dell’università di Cambridge e dell’università americana del Cairo, furono raccolti nel covo dei cinque malviventi anche alcuni presunti effetti personali, come un marsupio rosso con lo scudetto dell’Italia, alcuni occhiali da sole (di cui due modelli da donna), un cellulare, un pezzo di hashish, un orologio, un bancomat e due borselli neri di cui uno con la scritta Love.

Commenta per primo

Lascia un commento