L’attacco terroristico a Parigi. E’ MORTA LA RICERCATRICE ITALIANA VALERIA SOLESIN. Le indagini in Belgio

Valeria SolesinValeria Solesin, la ricercatrice italiana ventottenne coinvolta nell’assalto dei terroristi al Bataclan di Parigi, è morta. Lo ha detto all’Agi Corrado Ravagnani il padre di Andrea, il fidanzato trentino della giovane che si trovava con lei al momento dell’attacco nella sala concerti in cui 3 kamikaze hanno ucciso 89 persone. Valeria è l’unica vittima italiana degli 11 stranieri rimasti vittime della carneficina nel teatro.  Stava svolgendo un dottorato in demografia all’Idem (l’istituto di Demografia dell’Università della Sorbona Parigi 1).

Valeria al ‘Bataclan’ era andata al concerto assieme al fidanzato, Andrea Ravagnani, la sorella di questi, Chiara, entrambi trentini, e il fidanzato di quest’ultima, il veronese Stefano Peretti. I quattro giovani si trovavano all’ingresso del ‘Bataclan’ nel momento del primo blitz dei terroristi. Non erano ancora nella sala, ha spiegato dopo la strage un’amica veneziana della famiglia,  che per prima ha dato la notizia della scomparsa di Valeria sui social media. Ma lì si sono staccati; nella calca gli altri tre hanno perso contatto con Valeria. Nessuno l’ha più vista. “Già nella notte – racconta l’amica – abbiamo tentato di contattarla ma non c’è stato nulla da fare nel caos che è seguito all’assalto”. Ha perduto la borsa con cellulare e documenti che è stata raccolta da Chiara; poi il nulla”.

Valeria Solesin era in Francia da quattro anni ed è definita dagli amici come “uno dei cervelli in fuga dall’Italia”. Dopo aver conseguito la laurea a Trento, si era trasferita a Parigi per il dottorato in demografia. Nell’ateneo francese si occupava di temi legati alla famiglia e ai bambini, oltre alla comparazione sociologica tra sistema francese e italiano.

LE INDAGINI IN BELGIO. Trova sempre più conferma il sospetto che almeno uno dei tre gruppi di attentatori entrati in azione venerdì sera provenisse da Bruxelles e vi abbia fatto ritrorno dopo il bagno di sangue costato la vita a 129 persone. E proprio questo gruppo si sarebbe servito di una Seat nera per la fuga: l’auto e’ stata ritrovata a Montreuil, sobborgo orientale della capitale francese. Armati di kalashnikov, hanno aperto il fuoco alle 21,30 contro il caffè Bonne Biere a Rue Fontaine e solo pochi minuti dopo a Rue de Charonne contro il Belle Equipe, per poi darsi alla fuga. La Seat Leon, è stata ritrovata stamane ma la polizia la cercava sin da venerdi’ sera.

Il fatto che sia stata abbandonata a Montreuil alimenta la pista che qui abbiano cambiato auto oper poi dirigersi in Belgio immediatamente dopo il massacro quando ancora i controlli alle frontiere tra i due Paesi non erano stati intensificati. Secondo la radio Europe1 sarebbe possibile che si tratti dei tre sospetti arrestati ieri sera dalla polizia belga a Bruxelles dopo che erano già stati fermati casualmente per un controllo vicino al confine. Un’ipotesi che, se confermata, farebbe ulteriormente incrementare il numero di terroristi che hanno agito venerdì sera a Parigi. Il procuratore Francois Molins ieri ha parlato di 7 terroristi: 3 kamikaze allo Stadio di Francia, 3 al Bataclan (2 che si ono fatti saltare in aria ed uno ucciso dalla polizia) e un altro attentato suicida che si è fatto esplodere in un ristorante a Rue Voltaire.

Procura belga. L’apertura di una pista oltre confine ha spinto la Procura federale belga a indagare. La procura di Parigi ha chiesto informazioni riguardo una Polo nera immatricolata e noleggiata in Belgio e individuata nei pressi del teatro Bataclan, probabilmente usata dagli attentatori entrati in azione nella sala da concerto. Gli ordini di arresto sono in via di esecuzione, ma vista la nazionalità belga di due delle vittime della notte scorsa, Bruxelles ha a sua volta aperto un’inchiesta specifica, affidandola a un giudice istruttore dell’anti-terrorismo. L’indagine riguarda i crimini di attentato terroristico e di partecipazione alle attivita’ di un gruppo terrorista.

Arrestati 6 familiari kamikaze francese del Bataclan. La polizia francese ha arrestato sei membri della famiglia del kamikaze francese venerdì sera alla sala concerti Bataclan, il 29enne Omar Ismail Mostefai. Lo rifericono fonti giudiziarie.
Condannato per crimini comuni prima di convertirsi all’islam radicale, Mostefai è stato identificato grazie all’impronta del dito indice, unica porzione del suo corpo rimasta intatta dopo che ha azionato il giubetto esplosivo che indossava. Nato il 21 novembre 1985 nel sobborgo parigino di Courcouronnes, Mostefai è stato condannato per 8 reati non gravi tra il 2004 ed il 2010 ma non ha mai passato un giorno in cella. I sei arrestati si trovano sotto custodia nel quartier generale dell’antiterrorismo francese a Levallois-Perret, nella citta urbana di Parigi, a nord-est del Bois de Bologne.

Il procuratore capo di Parigi ha detto che Mostefai era stato identificato dalla polizia come un obiettivo ad alta priorità come estremista radicalizzati nel 2010 ma “non era mai stai implicato in un’inchiesta sul terrorismo” prima della strage di venerdì. Gli inquirenti stanno cercando di scoprire se abbia viaggiato in Siria per addestrarsi e unirsi all’Isis.
Il fratello 34enne si è presentato spontaneamente alla polizia dopo aver saputo del suo ruolo nella carneficina. A lui risulta solo una viaggio in Algeria, anche se aveva rotto i rapporti con Mostefai, che frequentava una moschea a Luce, vicino a Chartres, nella zona sud-occidentale di Paris. Fonti investigative sottolineano che Mostefai era registrato negli elenchi dei servizi segreti come estremista islamico radicalizzato, ma non era sotto posto ad alcun tipo di sorveglianza. Nel 2013 era andato in Turchia, punto di passaggio obbligato per raggiungere la Siria, dove si sarebbe spostato l’anno successivo. La famiglia era originaria dell’Algeria, il Paese da cui era partito il padre per lavorare e cercare una vita migliore in Francia.

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