L’abito non fa il monaco, ma il ministro ha pronta l’alternativa

di SERGIO SIMEONE – Matteo Salvini, il nostro proteiforme ed ubiquo ministro dell’Interno (riesce ad essere contemporaneamente in più luoghi tranne che al Ministero), ha l’abitudine di celebrare qualsiasi evento di un certo rilievo si verifichi in Italia con dei selfie che lo ritraggono mentre si abbuffa con vari tipi di dolci (dal tiramisù alla zuppa inglese, alla cassata), ma sempre, rigorosamente, indossando un  costume, che lo faccia apparire in tema con l’evento stesso.

Così, se viene domato un incendio lui è subito sul posto vestito  da pompiere; se viene scoperto un traffico di droga compare dopo la retata vestito  da finanziere; se viene arrestato un pericoloso latitante si veste da poliziotto. Nessuno perciò si meravigliò nel vedere Salvini vestito da poliziotto mentre aspettava a Ciampino Cesare Battisti, il terrorista in arrivo dalla Bolivia dove era stato catturato.

Però, mi ha fatto notare un amico, pur essendo il nostro ministro dell’Interno proteiforme ed ubiquo, di tanto in tanto anche lui ha qualche defaillance. Ieri, ad esempio, è stato raggiunto dalla giustizia tal Roberto Calderoli (non omonimo del senatore leghista: proprio lui), condannato in primo grado dal tribunale di Bergamo ad un anno e sei mesi di prigione per avere gravemente offeso una ministra delle Repubblica italiana, Cecile Kyenge, con l’aggravante della motivazione razziale. Eppure Salvini non si è fatto nessun selfie mentre si abbuffava con qualche prelibatezza.

Il ministro in questa occasione non è apparso in pubblico. Ma non per colpa sua, bensì del suo staff. Pare Lui avesse ordinato ai suoi collaboratori di trovargli un costume da secondino per esser in tema con l’evento; ma quegli sprovveduti non erano stati in grado di procurarglielo. Salvini allora è stato irremovibile: “O  sono vestito in tema, oppure io non mi mostro pubblicamente ai miei follower”. Ciò detto, poiché i suoi collaboratori gli avevano portato un babà per festeggiare, se l’è ingozzato: un babà di consolazione.

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