La singolare reazione di un bravo magistrato alla decisione del Tar di escludere tre liste dalle prossime elezioni a Napoli

di SERGIO SIMEONE* – Catello Maresca, candidato sindaco del centrodestra a Napoli, viene considerato, penso a ragione, un bravo magistrato. Desta perciò, a maggior ragione, meraviglia la sua reazione alla esclusione dalla prossima campagna elettorale di tre liste (tra cui quella della Lega) che avrebbero dovuto sostenere la sua corsa a primo cittadino. Esclusione sancita prima dalla prefettura e poi dal Tar. Secondo il magistrato è stata calpestata la democrazia perché si è data più importanza agli aspetti formali che a quelli sostanziali. Ed ha poi aggiunto che in questo modo è stato contraddetto il principio costituzionale che la sovranità appartiene al popolo.

La stizza da cui è stato colto per aver subìto un serio danno dalla decisione dei giudici deve aver annebbiato il cervello di Catello Maresca, che ricorda solo parzialmente l’articolo 1 della Costituzione: se è vero, infatti, che questo effettivamente dice che la sovranità appartiene al popolo,  precisa subito dopo “che la esercita nelle forme e  nei limiti previsti dalla Costituzione. E non a caso.

La forma, questo lo sa anche uno studente di giurisprudenza alle prime armi, in diritto non è un ornamento, ma garanzia che non vi sia alcun elemento di arbitrio in tutti i procedimenti, compresi, ovviamente, quelli che regolano il funzionamento della democrazia. Che altrimenti non sarebbe vera democrazia.

E se, avendo preso l’abbrivio , decidessimo di eliminare tutto ciò che è forma dal nostro sistema giuridico, perché non eliminare anche il codice di Procedura civile e quello di Procedura penale, che si occupano “solo” degli aspetti formali del processo? Torneremmo al sistema di Linch, il contadino americano il quale sosteneva che il popolo non ha bisogno di processi per emettere condanne ed eseguirle: può essere lui stesso direttamente giudice e boia.

Ma volendo, come auspica il dottor Maresca, venire alla sostanza, ci chiediamo:  una  coalizione che non è in grado di compiere correttamente un semplice adempimento burocratico, come  presentare le sue liste entro i termini previsti dalla legge corredandole della opportuna documentazione, come può  apparire credibile quando promette di amministrare saggiamente non il comune di Roccacannuccia ma una città che ha un milione di abitanti ed è afflitta da problemi che fanno tremar le vene ai polsi? E’ come se uno che non conosce nemmeno le quattro operazioni si accingesse a risolvere una equazione di terzo grado.

* Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia,è stato anche dirigente del sindacato Scuola della Cgil

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