.Sono stati trovati oggi anche i corpi delle ultime due vittime dell’esplosione che la sera di sabato 11 gennaio a Ravenusa (Agrigento) ha devastato un gruppo di palazzine, uccidendo 9 persone (alle quali va aggiunto il bambino che aveva in grembo Serena Pagliarello, uccisa con il marito Giuseppe Carmina dal crollo due o tre giorni prima del parto). I vigili del fuoco hanno recuperato oggi anche quello di Giuseppe Carmina, che era accanto al padre Calogero nel garage della palazzina. Quindi le 9 vittime sono Serena Pagliarello, l’infermiera incinta al nono mese, il marito Giuseppe Carmina, suoi i genitori Angelo Carmina e Carmela Scibetta, moglie del professore Pietro Carmina, il cui corpo era stato recuperato assieme a quello di Enza Zagarrio, la moglie di Angelo Carmina, e di Gioacchina Calogera Minacori. La donna è la moglie di Calogero Carmina e madre di Giuseppe Carmina: i due sono gli ultimi dispersi che i vigili del fuoco hanno recuperato oggi 14 gennaio.
Ora bisogna stabilire le cause del disastro. Intanto si è appreso che Italgas ha ricevuto “3 segnalazioni” di dispersioni di gas a Ravanusa riguardanti “le vie Calabria, San Francesco e Galileo”. Lo afferma il Gruppo sottolineando che “a seguito di verifiche, per due di esse non sono state rilevate perdite”, mentre “per una terza i tecnici hanno provveduto alla sostituzione di un breve tratto di tubazione di piccolo diametro, posto al limite della sede stradale”. “Le segnalazioni – sottolinea Italgas – sono state tutte verificate ampliando il controllo della rete anche a tutte le vie limitrofe”. Dislocato inoltre un “presidio stabile di Pronto Intervento presso l’abitato di Ravanusa”.
I vigili del fuoco hanno lavorato tutta la notte rimuovendo le macerie di quello che era l’appartamento del padre, dove il figlio era andato per un saluto veloce, ma dei corpi dei due non c’era traccia. Parallelamente alle ricerche si è iniziato a portare via le macerie anche perché, senza spostare parte delle tonnellate di cemento e pietre provocate dall’esplosione diventava impossibile proseguire le operazioni di soccorso.Italgas “sta garantendo la massima collaborazione con le Autorità e sta mettendo in campo tutte le tecnologie e risorse disponibili a supporto del territorio colpito dal tragico evento”. Lo afferma lo Società ricordando che in via Trilussa la tubazione in acciaio rivestito, del diametro di 100 mm, protetta catodicamente, è stata posata nel 1988, “all’interno della via utile, così come da prescrizioni dell’Arera” (l’Autorità di regolazione, ndr), mentre il tratto secondario lungo via Galilei è in polietilene dal diametro esterno di 180 mm posato nel 2014.
NELLA ZONA ROSSA – In via Procida, al civico 6, il portone di legno chiaro non si apre. La squadra dei vigili del fuoco prova con la forza ma niente da fare. Il solaio è collassato. La palazzina di un piano si trova nella zona rossa di Ravanusa, l’area dello scoppio che ha fatto crollare palazzine e ne ha danneggiate tante altre. Vito Gattuso, 67 anni, ha le chiavi della casa. “È di un amico, mi ha chiesto di recuperare qualche effetto personale, dentro c’è un laboratorio, lui è un medico”, racconta mentre i pompieri fanno l’ultimo tentativo per aprire il portone. Ma è inutile. “Mi spiace è troppo pericoloso” dice un vigile all’uomo.
“Il mio amico è a Bologna dalla figlia che vive lì, non sa cosa fare perché questa è la casa dove vive” si addolora il signor Vito, mentre tiene in mano le chiavi dell’abitazione e chiede al cronista quando potrà entrare per potere aiutarlo . A pochi metri altri pompieri accompagnano una donna che ha chiesto di potere recuperare dalla sua casa semi crollata indumenti e altri effetti”.
Nella zona rossa è un via vai composto e ordinato di persone accompagnate dai soccorritori con la speranza di potere entrare nelle case. I pompieri li assistono e li confortano, si entra con i caschetti di protezione. “Siamo entrati in una abitazione con un coppia – riferisce un pompiere del distaccamento di Palermo – I coniugi hanno recuperato vestiti e altra roba. Volevano prendere anche dei soldi custoditi al piano superiore ma non è stato possibile perché il rischio crollo è alto”. In via della Pace, una signora è riuscita a prendere alcune medicine: la tavola al piano basso era ancora apparecchiata. “Stavamo cominciando a cenare quando è arrivato il boato – racconta – Abbiamo aspettato un po’ , poi siamo scappati e ci sentiamo dei miracolati”. I vetri della casa sono rotti, al secondo piano ci sono calcinacci. Prima di uscire la donna ha recuperato il suo piccolo “tesoro”, alcune piante e l’alberello di Natale.
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