La rottamazione-flop: perché la “flat tax” in Italia non può funzionare

di ENNIO SIMEONE – La nuova “rottamazione fiscale”, che sarebbe meglio chiamare sanatoria fiscale – concessa agli evasori fiscali (per un totale di 45 miliardi) con l’obiettivo, dichiarato dal governo precedente, di realizzare rapidamente un introito netto di 21,8 miliardi nel 2018 – si sta rivelando un flop rispetto alle attese:  l’incasso effettivo si è fermato a meno della metà: 10,4 miliardi di euro, cioè meno di un quarto delle tasse evase. Questo è quanto risulta dalle tabelle della Corte dei conti, che accompagnano il Rendiconto generale dello Stato, e sono relativi alle richieste presentate entro il 21 aprile 2017.

Secondo i dati della magistratura contabile, senza la sanatoria nelle casse dello Stato sarebbero dovuti entrare 45,4 miliardi di euro, ridottisi a 26,3 miliardi grazie allo ‘sconto’ applicato, pari a 19,1 miliardi. Dei 26,3 miliardi previsti di incasso la maggior parte, pari a 21,8 miliardi, sarebbe dovuta arrivare entro lo scorso anno ma, a conti fatti, la quota effettivamente riscossa si è fermata a meno della metà. All’appello mancano quindi 11,4 miliardi di euro.
Quindi la tesi sbandierata dal vice presidente del Consiglio e capo della Lega Matteo Salvini – secondo cui l’abbassamento delle aliquote, attraverso la “flat tax”, indurrebbe gli evasori a trasformarsi in fedeli contribuenti – è smentita clamorosamente dai fatti: più le tasse vanno giù e più gli evasori vanno su.
In Italia le cose vanno così. O no?

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