Si starebbe stringendo il cerchio attorno ai rapinatori di Zhang Yao, la studentessa cinese di 20 anni data per scomparsa lunedì scorso e trovata morta venerdì sul bordo della linea ferroviaria. La ragazza non dava più notizie di sé dopo aver ritirato il permesso di soggiorno all’Ufficio Immigrazione di via Patini, alla periferia della città, e aver telefonato alla compagna di stanza che le avevano rubato lo zainetto con dentro documenti e denaro. Poi le telecamere i sorveglianza di un’azienda avevano rivelato che era stata travolta dal treno mentre rincorreva i tre scippatori.
Ora la polizia starebbe sulle tracce di tre giovani o addirittura giovanissimi. La pista seguita dagli investigatori porterebbe agli ambienti nomadi. Poco distante dall’Ufficio della Questura c’è l’insediamento di via Salviati. I tre, immortalati da una telecamera di videosorveglianza, le hanno rubato la borsetta di valore, con dentro il documento appena ritirato, e sono fuggiti a piedi. Ritrovato anche il cellulare della studentessa nella zona in cui è stato scoperto il corpo. A quanto ricostruito, Zhang era al telefono con la coinquilina per chiederle aiuto dopo il furto subito quando è stata sbalzata in aria da un treno in transito ed è finita in un dirupo di circa 3 metri.
Oggi si è svolto (foto) in memoria della ragazza un sit-in a Tor Sapienza organizzato dagli studenti cinesi in Italia, al quale ha preso parte il papà di Zhan Yao, arrivato dalla Cina, distrutto dal dolore. “Diteci la verità su come è morta mia figlia”, è stato il suo disperato appello. “Non è possibile vivere nel terrore in pieno giorno – dice con la voce rotta dal pianto -. Ancora non riesco a credere che sia successo alla mia unica figlia. Vi prego, aiutateci a capire”. “Chiedo giustizia e sicurezza per tutti gli altri studenti e ragazzi, non solo cinesi. Ho massima fiducia nelle forze dell’ordine”, ha detto poi al Tg1.
Domani, lunedì, sarà effettuata l’autopsia e potrebbero arrivare elementi utili per far piena luce sulla vicenda. Rintracciato anche il macchinista del treno, ha detto di non essersi accorto di nulla.
La comunità cinese che vive a Roma non nasconde rabbia e paura dopo la morte della studentessa, che frequentava un corso di moda all’Accademia delle Belle Arti di via di Ripetta. “Gli studenti che si trovano a Roma non si sentono più sicuri – spiegano ambienti della comunità – hanno chiesto all’ambasciata di essere protetti perché non si sentono più sicuri”. “Abbiamo paura – aggiungono – come è possibile che si venga scippati in pieno giorno davanti a un ufficio della Questura? Quella ragazza era felice, non meritava di morire così”.
La Fondazione Italia Cina esprime il suo cordoglio e la sua vicinanza alla famiglia di Zhang Yao. “Quanto accaduto è terribile – ha dichiarato Cesare Romiti, che è stato presidente della fondazione – ed è necessario che la sicurezza venga rafforzata nella Capitale, così come nel resto d’Italia, dove arrivano sempre più studenti cinesi grazie al programma Marco Polo e Turandot e al lavoro di associazioni come Uni-Italia, realtà che abbiamo contribuito a fondare e far crescere. Auspichiamo che questi importanti scambi culturali non vengano rallentati dai mancati controlli nelle nostre città”.
L’indagine. E c’è chi ha dubbi su quello che è accaduto alla giovane prima di morire. “Ci chiediamo come sia possibile che una ragazza di venti anni si metta a rincorrere degli scippatori fino a laggiù – si chiedono in molti – Avrebbe potuto chiedere aiuto alla polizia o tornare dalle due coinquiline che erano all’interno dell’Ufficio Immigrazione. Ci auguriamo che presto si sappia la verità”. Lunedì mattina Zhang Yao si era recata all’Ufficio Immigrazione insieme a due amiche e, avendo ritirato per prima il documento, era uscita fuori felice a fare una telefonata. E con le altre due ragazze sarebbe dovuta tornare a casa nell’appartamento preso in affitto nel quartiere Don Bosco.
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