La parabola del cane, del contadino, del ministro e del capitano

di SERGIO SIMEONE*– A partire dalla primavera fino ad autunno inoltrato io abito in una casa in campagna, dove posso dedicarmi al mio hobby preferito, l’agricoltura. La mia felicità sarebbe completa, se non fosse per il cane del  vicino, il quale, non appena mi vede , comincia ad abbaiare furiosamente e più volte si avventa contro la rete di recinzione, come a dire: se non ci fosse questo ostacolo ti sbranerei volentieri.

Ho sempre considerato questo cane una stupida bestiaccia. Fino ad un paio di giorni fa, quando mi ha dato una lezione di tattica e di strategia di alto  livello. Ero andato a sarchiare i pomodori, quando me lo sono trovato di fronte. Mi sono sentito fortunato a trovarmi con una zappa in mano e mi accingevo a difendermi dall’assalto della bestiaccia, ma per fortuna non c’è stato bisogno. Al cane è bastata una frazione di secondo per capire che se un cane aggredisce un uomo con la zappa può riportare seri danni. Perciò, senza dire né a né ba, con un balzo ha scavalcato la recinzione ed è tornato nel terreno del suo padrone.  E da qui ha ripreso ad abbaiare furiosamente e ad avventarsi contro la rete.

Lezione  di tattica: Se non sei sicuro di ottenere contro il nemico una vittoria rapida  e. soprattutto, indolore, meglio ripiegare su posizioni più facilmente difendibili.

Lezione di strategia: Il cane, con il suo balzo oltre la rete per ritornare nel suo terreno, mi  ha dimostrato che la recinzione non rappresenta per lui un vero ostacolo. Ma allora perché non la scavalca anche le altre volte sorprendendomi magari quando io sono disarmato? Perché, evidentemente non sono io il suo obiettivo strategico, ma guadagnarsi la pagnotta del padrone, al quale, con la sua sceneggiata deve far  fa capire che io sono una seria minaccia per la sua proprietà. Minaccia  che solo la sua ferrea vigilanza tiene lontana. E così io, che pensavo di essere tanto superiore alla “stupida bestiaccia” mi sono sentito degradato a semplice strumento della sua strategia.

Ho riflettuto ancora su questa vicenda “ agreste” ed ho fatto una ulteriore scoperta: il cane del vicino ha la stessa intelligenza tattica e strategica di Matteo Salvini. Il nostro Ministro strepita e protesta contro l’Europa che ci lascia soli ad affrontare il problema dell’arrivo dei migranti. E fin qui può avere anche ragione. Ma come mai quando viene indetta una riunione per ridiscutere l’accordo di Dublino, che è uno dei più importanti ostacoli al coinvolgimento dell’Europa Salvini sistematicamente non si presenta?  Ma è semplice: respingere i migranti non è il suo obiettivo strategico, ma solo lo strumento per guadagnarsi la pagnotta (elettorale). Se il problema  migranti scomparisse, come farebbe il nostro a guadagnarsi la pagnotta (elettorale)?

Ultimamente Salvini è molto preoccupato: David Sassoli, appena eletto presidente del Parlamento europeo ha dichiarato che uno dei suoi obiettivi fondamentali sarà la revisione dell’accordo di Dublino sui migranti. A ruota Ursula von der  Leyen, prima di essere eletta Presidente della Commissione europea, nel suo discorso programmatico ha dichiarato che lavorerà per il coinvolgimento di tutta l’Europa nel problema migranti. E lui come ha reagito? Non appena è stata convocata una riunione dei ministri dell’Interno europei si è fatto subito fatto notare … per la sua assenza.

Macron lo ha aspramente rimproverato. Noi, invece lo comprendiamo perfettamente, perché abbiamo ancora davanti agli occhi una scena del Sindaco del Rione Sanità. Un posteggiatore abusivo cerca di giustificarsi per il ferimento  di un tale che cercava di rubargli il “posto di lavoro”: “ Voi mi dovete capire, eccellenza – dice il feritore rivolgendosi al Sindaco – ‘a pagnotta è pagnotta”. Ed Eduardo conviene: “ Certo, ‘a pagnotta è pagnotta”.

*Docente di storia e filosofia in pensione e già dirigente della Cgil Scuola

NdRConsiderazioni perfette, anche se l’autore, confidando nell’intuito del lettore, non dice esplicitamente nella sua parabola che il ruolo del “contadino” insidiato dal cane lo svolgono, a beneficio di Salvini, quei capitani (o capitane) delle navi ong (con a bordo migranti raccolti in mare) che puntano sempre  la rotta verso il “recinto” costiero italiano, anche quando potrebbero (e in molti casi dovrebbero) dirigersi altrove.

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