La magistratura egiziana nega ancora la liberazione allo studente Patrick Zaki stabilendo altri 45 giorni di carcere dopo ben 10 mesi di detenzione “preventiva”

Come previsto, purtroppo, la giustizia-farsa egiziana ha confermato di essere la negazione stessa del diritto, stabilendo altri 45 giorni di carcere per Patrick Zaki. La corte antiterrorismo del Cairo, smentendo le speranze di quanti immaginavano la fine dello stillicidio a cui lo studente egiziano dell’Università di Bologna è sottoposto da ben 10 mesi, gli  ha negato il ritorno alla libertà e agli studi in Italia.

“Il terzo circuito (terrorismo) della Corte penale ha deciso di rinnovare la detenzione del nostro collega Patrick George Zaki, ricercatore presso l’Iniziativa egiziana, per un periodo di 45 giorni.”, riferisce la stessa “Iniziativa egiziana per i diritti personali” (Eipr). “Patrick era stato arrestato il 7 febbraio appena tornato dall’Italia, dove studia per un master, per trascorrere in famiglia le vacanze in Egitto”, aggiunge il messaggio su Twitter.

La custodia cautelare in Egitto puo’ durare anche due anni e dopo una prima fase di cinque mesi di rinnovi quindicinali, ritardati dall’emergenza Covid, ora è stata introdotta la tecnica dei prolungamenti della detenzione di 45 giorni in 45 giorni.

Le accuse a suo carico sono basate su dieci post di un account Facebook che i suoi legali, e lui stesso durante l’udienza di ieri, considerano delle fake ma che hanno configurato fra l’altro i reati di “diffusione di notizie false”, “incitamento alla protesta” e di “istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”. Secondo Amnesty, il giovane ricercatore e attivista per la difesa dei diritti umani rischia fino a 25 anni di carcere.

“Dopo ore e ore di attesa, questa decisione sconcertante, vergognosa di rinnovare di altri 45 giorni la detenzione di Patrick Zaki lascia veramente senza fiato e sgomenti”, ha commentato all’Ansa Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. “Patrick terminerà questo anno terribile nella prigione di Tora – aggiunge Noury -. È veramente il momento che ci sia un’azione internazionale guidata e promossa dall’Italia per salvare questo ragazzo, questo studente, questa storia anche italiana, dall’orrore del carcere di Tora in Egitto”.

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