La lezione di Mattarella agli studenti (ma indirizzata a “eletti dal popolo” che fingono di ignorare la Costituzione)

«C’è un sistema complesso di pesi e contrappesi, come insegna la nostra Costituzione. Perché? Perché – vedete – la storia insegna che l’esercizio del potere può provocare il rischio di fare inebriare, di perderne il senso del servizio e di fare invece acquisire il senso del dominio nell’esercizio del potere».

Così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando al Quirinale gli studenti di alcune scuole secondarie di secondo grado, ha alluso molto esplicitamente alle “sparate” di alcuni politici (in particolare a quelle, reiterate recentemente, di Salvini e Di Maio) che invitano autorità indipendenti a…farsi eleggere dal popolo per esprimere le loro opinioni e i loro suggerimenti a chi governa.

Questa è  una sciocchezza, ma Mattarella lo ha spiegato  (agli studenti, ma chi deve capire capisca!) con una eleganza che nulla toglie alla fermezza: «Ci sono, rispetto a questo pericolo, due antidoti. Il primo è personale: una capacità di autodisciplina, di senso del limite, del proprio limite come persona e come ruolo che si esercita, un senso di autocontrollo – e, ragazzi, anche, perché no – di autoironia che è sempre molto utile a tutti. C’è poi un altro antidoto che è quello di meccanismi di equilibri che distribuiscono le funzioni e i compiti del potere tra più soggetti, in maniera che nessuno, da solo, ne abbia troppo. La nostra Costituzione conta molto sul primo aspetto, quello dell’autodisciplina e dell’autocontrollo, ma ha messo in campo una serie di meccanismi di articolazione del potere che garantiscono quell’obiettivo. Questo consente anche al Capo dello Stato, al Presidente della Repubblica, di svolgere la funzione di garante del buon funzionamento del sistema in maniera adeguata, ma il merito è della Costituzione.

Ogni Presidente della Repubblica che si succede in questo ruolo incontra problemi e difficoltà, incontra condizioni diverse. Io penso sempre a quelle maggiori che vi sono state in periodi precedenti – ha affermato poi il capo dello Stato, rispondendo a chi gli ha chiesto se ritiene difficile il suo lavoro di garante della Costituzione-. Quando penso alle difficoltà che vi sono in questo periodo, penso gli anni ’70. Voi non eravate nati, ragazzi, ma io ero già tra i trenta e i quaranta anni. Era il decennio del terrorismo, degli attentati, delle bombe; venivano assassinate moltissime persone, spesso tra le migliori della Repubblica. Quelle erano condizioni tragiche, di difficoltà. Bisogna sempre avere la conoscenza e il ricordo della storia per valutare le condizioni in cui si opera.

La nostra Costituzione, per fortuna, è riuscita a superare momenti difficili, riesce sempre a superare momenti difficili, anche perché ha anche alcuni elementi che la difendono. E’ una Costituzione, come si dice, ‘rigida’ nel senso che non può essere cambiata da una legge normale, occorre una procedura particolarmente impegnativa per cambiarla. Questo le garantisce stabilità e autorevolezza. E’ una Costituzione che i nostri Costituenti scrissero con molta capacità, dotando le norme che vi sono scritte di una elasticità che riesce a disciplinare situazioni nuove, non prevedibili nel 1948. Il mondo cambia, cambia la vita sociale, cambia la vita economica, cambia costantemente il mondo. Quelle norme furono scritte in maniera tale da avere la capacità di abbracciare e regolare anche condizioni allora non prevedibili. E’ una Costituzione che ha creato una condizione di equilibri».

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