LA GUERRA DELL’IMMONDIZIA A ROMA. Torti e ragioni di un dialogo tra sordi

Virginia Raggi e Nicola Zingaretti (Foto Ansa di Riccardo Antimiani)

di ENNIO SIMEONE

Sembra un dialogo tra sordi, ma non è così. Lo scambio di accuse e il rimpallo di responsabilità tra Comune di Roma e Regione Lazio sul dramma immondizia che affligge Roma rivela – se si leggono attentamente le dichiarazioni della sindaca Virginia Raggi, del presidente regionale Nicola Zingaretti e del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – come questi ultimi due eludano una chiara presa di posizione sulla natura della emergenza rifiuti della capitale e soprattutto l’urgenza di un intervento. Zingaretti dice: “Ribadiamo che nessuna richiesta di autorizzazione per nuovi impianti è arrivata dal Campidoglio alla Regione Lazio. Qualcuno spieghi a quali impianti il sindaco Virginia Raggi si riferisce”. Virginia Raggi ribatte: “I rifiuti in strada sono vergognosi. I cittadini hanno ragione. Per questo ci stiamo impegnando senza sosta. Gli impianti Ama sono al lavoro 24 ore su 24 per una pulizia straordinaria. Abbiamo messo in campo una task force per evitare cassonetti stracolmi e ringrazio i dipendenti dell’Ama che stanno lavorando in questi giorni”.

Infatti il problema dipende non dal servizio di raccolta ma dal servizio di smaltimento dei rifiuti, paralizzato dalla non disponibilità, da parte della Regione, degli impianti esistenti nel Lazio. Perciò l’Ama è costretta a lasciare l’immondizia in strada, ammucchiata nei pressi dei cassonetti stracolmi.

Questa situazione si è venuta a creare in seguito alla decisione, presa poco più di un anno fa dal sindaco Pd Ignazio Marino, di chiudere la mega discarica di Malagrotta, gestita da quarant’anni dal “patron” Manlio Cerroni: una decisione giusta, ma viziata dal fatto che contestualmente Marino non provvide ad una adeguata alternativa per la destinazione e lo smaltimento delle centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti prodotte dai romani e che trovavano accoglienza nella maleodorante Malagrotta. Non ne ebbe nemmeno il tempo, in verità, perché Renzi lo fece cacciare dal Campidoglio con un colpo di mano attuato dal presidente del Pd Matteo Orfini cui garantirono acquiescenza e complicità alcuni dei consiglieri del Pd che allora andarono da un notaio a firmare la sfiducia al loro sindaco e che oggi fanno in Campidoglio opposizione alla Raggi.

E a sua volta il commissario governativo Francesco Paolo Tronca, scelto da Renzi per prendere il posto di Marino, non solo nei 6 mesi di gestione del Comune non affrontò il problema, ma, addirittura il giorno prima di lasciare il posto alla sindaca Raggi, bloccò il servizio di raccolta a domicilio dei rifiuti ingombranti, che perciò dai cittadini  venivano abbandonati in strada e fotografati dai giornali stranieri, soprattutto americani, pronti a gettare fango sulla giunta  a 5 stelle.

L’amministrazione capeggiata da Virginia Raggi – come lei stessa ha spiegato martedì sera a “Porta a porta” rispondendo, documenti alla mano, a Bruno Vespa – ha predisposto un piano rifiuti, che nell’arco di 2 anni dovrebbe portare alla eliminazione dei cassonetti nelle strade e allo smaltimento dell’immondizia, senza fare ricorso a discariche e inceneritori, come chiede anche l’Unione europea; ma fino a quel momento occorre che la Regi0ne metta a disposizione di  Roma quei centri di smaltimento che esistono nel Lazio, in modo da accogliere quei rifiuti in esubero rispetto a quelli che già attualmente vengono portati all’estero, con un aggravio notevole per le casse comunali.

E qui il dialogo si trasforma in scontro tra sordi (o finti tali), perché sia il presidente Zingaretti sia il ministro Galletti sostengono di non avere nei dettagli il piano del Comune, pur considerandolo “ambizioso”, ma sfuggono all’obiezi0ne che comunque per attuare quel piano occorrono almeno due anni e invece ora spetta a loro soddisfare le esigenze immediate di smaltimento dei rifiuti mettendo a disposizione gli impianti dislocati nel Lazio.

Tuttavia Galletti ammette che la responsabilità ricade sulla Regione. Infatti afferma: “Le criticità sulla gestione dei rifiuti di Roma Capitale continuano a riprodursi in modo ciclico. Ciò è dovuto al persistere di problematiche come la carenza impiantistica. Il Ministero dell’Ambiente – prosegue Galletti – ha più volte ribadito tali questioni. Nel Lazio sono operativi 2 impianti di termovalorizzazione, San Vittore e Colleferro. Quest’ultimo attualmente opera a ridottissimo regime. Roma è costretta a portare fuori dal proprio territorio di competenza circa 197.000 tonnellate l’anno di rifiuto umido verso gli impianti del Nord Italia. Sul trattamento nei TMB il Comune di Roma risente dell’operatività a regime ridotto del complesso impiantistico e attualmente invia circa 110-120 tonnellate al giorno dei propri rifiuti in impianti austriaci, un quantitativo che presumibilmente verrà raddoppiato per sopperire alle attuali problematiche di raccolta. Il ricorso al trasporto transfrontaliero dei rifiuti all’estero – conclude il ministro – non può essere una soluzione, ma solo una risposta emergenziale: se fosse una logica di sistema, il risultato sarebbe una procedura d’infrazione europea”.

E qui il discorso si sposta sulla iniziativa sbandierata dal ri-segretario del Pd Matteo Renzi, il quale ha promosso, per domenica prossima, una provocatoria  “mobilitazione” dei suoi militanti per “pulire Roma“. E’ una trovata propagandistica e demagogica persino pericolosa, perché, come si è visto, il problema di Roma non è di raccogliere l’immondizia, ma di dove portarla!

Dove la porterà Renzi? La Raggi, provocatoriamente, gli ha suggerito di portarla davanti alla sede della Regi0ne. E non è detto che Renzi non lo faccia, visto che Zingaretti alle primarie del Pd ha sostenuto la candidatura di Orlando in opposizione alla sua.

 

2 Commenti

  1. Mi spiace ma la Sindaca Raggi ha detto altro, ha detto che non vuole nuove discariche sul suo territorio ma ha invitato la regione Lazio e Zingaretti in particolare, ad approvare nuovi “impianti” che altro non sono che discariche sul territorio di Aprilia, come dire “not in my backyard”!!

  2. La sindaca Raggi ha detto tutt’altra cosa: ha chiesto a Zingaretti di far accedere gli automezzi dell’AMA agli impianti di smaltimento esistenti nel Lazio, in attesa che se ne realizzino degli altri non inquinanti, anziché continuare adinviare i rifiuti dei romani in Austria a pagamento, come accade da quando fu chiusa (dal sindaco Marino) la discarica di Malagrotta, giustamente ma senza predisporre un’alternativa.

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