LA BABELE ITALICA

di NUCCIO FAVA C’è una grande confusione nell’aria. E’ una sensazione che vale anche per chi ha visto con favore la nascita del governo giallo-verde, sperando forse di trovare finalmente l’opportunità del buon governo all’insegna dell’onestà e della realizzazione di una buona politica, corrispondente alle attese dei cittadini. Tornano però, per ora, delusioni e commenti del tipo “i politici sono tutti uguali”. Commenti ovviamente sommari ed espressione ancora una volta dei disagi, dello scontento e della rabbia, che si sono manifestati clamorosamente nel voto politico del 4 marzo e persino nel turno amministrativo.

Purtroppo quotidianamente si assiste alla concorrenza, benché non dichiarata, tra Salvini e Di Maio, con il capo leghista che si inventa ogni giorno un colpo ad effetto, soprattutto mosso dall’ossessione di far leva sulla tragedia dei migranti. Si rischia così il discredito  dell’immagine stessa dell’Italia mentre si indeboliscono in Europa le buone ragioni, che pur esistono, fornendo alibi e motivo di ingiustificato irrigidimento ai paesi sovranisti,  che scaricano sull’Italia responsabilità che dovrebbero invece essere condivise da tutta l’Europa.

L’ultima perla sconcertante è la reazione leghista alla sentenza della Cassazione sul fondamento della decisione presa da tempo dalla magistratura di Genova  nel procedimento sui finanziamenti della Lega, anche se risalenti ai tempi del dominio di Bossi. Il vicepresidente del Consiglio e segretario del partito leghista ha reagito sconsideratamente parlando di manovra per bloccare la Lega nel suo vittorioso processo di rinnovamento politico e ha addirittura chiesto un colloquio col capo dello Stato per cercare di coinvolgere il Quirinale in una brutta vicenda tutta interna alla Lega e in una sentenza della magistratura che non ha nulla da spartire con le logiche di Salvini.

C’è purtroppo una grave carenza di rispetto istituzionale e della diversità di ruoli che del resto si era già manifestata in modo clamoroso e sconcertante quando Di Maio aveva dichiarato di voler mettere in stato d’accusa Mattarella. In quale, rispettando il suo ruolo e le sue prerogative, si era rifiutato di controfirmare l’indicazione del professor Savona a ministro dell’Economia. La saggezza di Mattarella riuscì ad evitare una brutta pagina alla Repubblica italiana e ministro dell’Economia divenne il professore Tria, personalità equilibrata e rispettosa  dei vincoli interni ed europei.

Il travaglio a cui il paese è sottoposto  è colpito quasi nelle stesse ore dalla polemica col presidente dell’Inps, che ha il grave torto, agli occhi di Di Maio e Salvini, di sopravvalutare l’apporto dei migranti alle casse dell’Inps e alla tenuta del nostro sistema pensionistico. Su tutto questo una qualche risposta significativa maturerà nella assemblea del Pd di domani? Difficile. Anzi prevale il timore che niente di significativo riuscirà ad emergere e che la debolezza del centrosinistra non potrà che aggravare una situazione politica già così preoccupante.

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