ITALIA SOTTOSOPRA/ Professore per 10 anni, poi vincitore di concorso regionale, costretto a consegnare pizze. Ora è la pratica ministeriale n. 3071

Una laurea in lingue, 10 anni di insegnamento precario e un concorso vinto col massimo dei voti non sono stati sufficienti. Vincenzo Violetti, 41 anni, si sente beffato, raggirato, sfiduciato, perché nulla, lo studio, l’impegno, il merito e i risultati raggiunti, nulla gli ha consentito di realizzare il suo sogno, fare il docente, insegnare. Oggi Vincenzo consegna le pizze (ndr: fa il “rider” come si dire oggi) ma non è questo che gli fa male, molto peggio è sentirsi un numero di pratica anziché un professionista realizzato. Violetti ne ha parlato ai microfoni della trasmissione Open Day su Radio Cusano campus.

«Sono il 3071, questo è il numero che è stato associato alla mia pratica, quella che giace sconsolata al Ministero della Pubblica Amministrazione. La mia vicenda è identica a quella di altri 300 come me, siamo in pochi per dare risalto ad una situazione gravissima. Ho una laurea, ho insegnato da precario per 14 anni, ho fatto un concorso nel Lazio perché per quello specifico bando venivano messi a disposizione 12 posti, il numero più alto tra le sole 6 regioni a bandire quel concorso (tecnico da laboratorio dei servizi socio sanitari). Precedentemente mi ero abilitato con il PAS a Caserta, avevo fatto ricorsi su ricorsi per essere inserito di ruolo ma niente. Ebbene quel concorso lo vinco, mi piazzo primo tra i soli 5 candidati ad essere promossi. Ma il ruolo non arriva, né nel 2016, né nel 2017 né tanto meno quest’anno».

Cosa succede? Perché non arriva l’immissione in ruolo?

«Queste sono le domande che ci ponevamo, ci siamo arrabbiati finché non abbiamo scoperto che i posti a disposizione quest’anno c’erano, uno a Latina e uno a Rieti. Mentre ci ingegnavamo a pensare chi poteva andare da una parte o dall’altra arriva la notizia più assurda: i posti non ce li assegnano perché ci sono degli esuberi. Al momento del concorso erano 27 gli esuberi di cui noi non conoscevamo l’esistenza. Ora sono ancora 9 e io mi chiedo: chi li ha fatti i conti? Il Miur? Il ministero della PA? La signora Maria del primo piano? E perché tenerci all’oscuro? Ho chiesto a tutti, sono arrivato alla segreteria del ministro Bongiorno, poi ho scoperto che si erano pure persi la pratica. Io mi vergogno».

 

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