Vicesidaco di Seregno e consiglieri della Lega di Nord si dimettono per lo scandalo delle infiltrazioni mafiose

Il vicesindaco di Seregno (Monza) Giacinto Mariani, della Lega Nord, indagato per abuso d’ufficio nella maxi inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel mondo della politica e dell’imprenditoria in Brianza, ha annunciato le sue dimissioni nel corso di un incontro politico ieri sera ad Albiate (Monza), al quale era presente anche il leader del carroccio Matteo Salvini. Il gruppo consiliare Lega Nord di Seregno, otto consiglieri in tutto, questa mattina firmerà le proprie dimissioni dall’incarico. Si attende ora la decisione del gruppo consiliare di Forza Italia – in manette sono finiti il sindaco Edoardo Mazza (foto) ed il consigliere Stefano Gatti – Le dimissioni di tutta la coalizione di maggioranza, infatti, rappresenterebbero la fine dell’attuale Giunta. È attesa anche, nei prossimi giorni, la decisione del gip del Tribunale di Monza, subordinata ad interrogatorio di garanzia, circa l’interdizione dai pubblici uffici o servizi chiesta dalla Procura per Mariani.

LA NOTIZIA DELL’INICHIESTA – Un’indagine su infiltrazioni della ‘ndrangheta nel mondo dell’imprenditoria e della politica in Lombardia ha messo in luce una rete di connivenze che ha portato a  27 misure cautelari: 21 in carcere, 3 ai domiciliari e 3 misure interdittive. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Monza e dalla Procura Distrettuale Antimafia di Milano, ha fatto finire in carcere, fra gli altri, il sindaco di Seregno, Edoardo Mazza (FI), accusato di corruzione: avrebbe favorito gli affari con un imprenditore legato alle cosche, il quale si sarebbe a sua volta adoperato per procurargli voti. A legare a “doppio filo” politica e ‘ndrangheta, secondo l’inchiesta della Procura di Monza e della Dda di Milano, sarebbe stato un imprenditore edile di Seregno, il quale avrebbe intrattenuto rapporti con politici del territorio, e coltivato frequentazioni e rapporti fatti di reciproci scambi di favori con esponenti della criminalità organizzata. Il suo ruolo sarebbe stato “determinante” per l’elezione del sindaco arrestato. Il suo interesse era quello di ottenere dai politici una convenzione per realizzare un supermercato nel monzese.

Invece è indagato per corruzione l’ex vicepresidente della Regione Mario Mantovani (FI), attualmente consigliere regionale. A Mantovani, già arrestato due anni fa in un’altra inchiesta, non vengono però contestati reati di mafia.

I soggetti colpiti dalle 27 misure cautelari sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi, lesioni, danneggiamento (tutti aggravati dal metodo mafioso), associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, abuso d’ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento personale. L’inchiesta dei carabinieri, partita nel 2015, e che porta la firma dei Pm monzesi Salvatore Bellomo, Giulia Rizzo e del Procuratore della Repubblica di Monza Luisa Zanetti e dei Pm della DIA Alessandra Dolci, Sara Ombra e Ilda Boccasini, rappresenta una costola dell’indagine “Infinito“, che nel 2010, sempre coordinata dalle procure di Monza e Milano, aveva inferto un duro colpo alle “Locali” ‘ndranghetiste in Lombardia.

Il procuratore aggiunto Ilda Boccassini, nel corso della conferenza stampa (foto), ha osservato che “in Lombardia c’è un sistema fatto di omertà e di convenienza da parte di quelli che si rivolgono all’anti -Stato per avere benefici. E’ facile per le cosche “infiltrarsi nel tessuto istituzionale“. Con il maxi blitz di oggi contro la ‘ndrangheta in Lombardia “è stata individuata una delle persone che erano rimaste fuori” dagli arresti dell’operazione ‘Infinito’ del 2010 e che partecipò in quell’anno al noto summit mafioso svoltosi in un centro intitolato – quale sfrontatezza! –  alla memoria di Falcone e Borsellino. Ilda Boccassini ha precisato che un altro dei dati emersi dalle indagini “purtroppo è la violenza gratuita” manifestata dagli affiliati alle cosche.

Il sindaco di Seregno Edoardo Mazza  invitava la popolazione “a non aiutare gli accattoni. Basta dare soldi a chi chiede l’elemosina. Chi ha davvero bisogno è già aiutato dal Comune. Gli accattoni sono una delle piaghe che affliggono la nostra città. Sono ovunque – aggiungeva – e non sappiamo più come trovare una soluzione”. Sul suo profilo Facebook campeggia lo slogan “serietà, concretezza e passione” e anche un post che segnala che “ogni giovedì alle ore 12:30 in diretta streaming” il sindaco si fa trovare “a tu per tu” con i cittadini. Nella diretta del 31 agosto il sindaco Mazza si era presentato con una forbice, dopo lo stupro e l’aggressione avvenuti a Rimini. “Questo è lo strumento che molti vorrebbero utilizzare per punire gli animali che hanno compiuto questo efferato delitto. Non è rappresentativo del mio stato d’animo ma se fossi il genitore di quella ragazza” – ha aggiunto – “altro che forbice utilizzerei…”. L’ultima diretta è stata dedicata al tema della sicurezza e del bisogno dei cittadini di essere “supportati da uomini in divisa”, di cui ha detto di aver parlato con carabinieri e polizia locale. “Sono un avvocato di 38 anni, da sempre appassionato di politica, a cui mi sono dedicato per 10 anni”, si descrive sul social network definendosi  un “moderato”.

I presunti esponenti della ‘ndrangheta arrestati stamane erano, secondo le indagini, dediti al traffico di droga ed alle estorsioni. Le indagini hanno portato all’identificazione del sodalizio legato alla Locale della ‘ndrangheta di Limbiate (Monza) composto da soggetti prevalentemente originari di San Luca (Reggio Calabria), che secondo l’accusa aveva avviato in provincia di Como un ingente traffico di cocaina, ed è ritenuto responsabile di alcuni episodi di violente estorsioni nella zona di Cantù (Como).

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